Minori stranieri non accompagnati e strutture d'accoglienza
Rapporto tra Msna, operatori e famiglai d'origine
Nel lavoro con i Msna, emergono delle difficoltà. La comunità, così come è strutturata, riduce di fatt
o gli ampi livelli di autonomia precedentemente conquistati da questi minori. Infatti, la presenza di educatori che turnano nelle ventiquattro ore, responsabili di tutto quello che succede, l'inserimento in un gruppo già costituito con regole predefinite da rispettare, la necessità di seguire piani di lavoro e di attività stabiliti, può indurre meccanismi di delega e atteggiamenti da assistito. Nel contempo la comunità mette in crisi, in quanto offre la possibilità di una “sana regressione”, il poter essere ancora un poco bambini, o meglio poter sperimentare davvero l'adolescenza (Tosco, 1997b, pag. 69). Inoltre, la dimensione del mandato migratorio, il motivo cioè per cui il minore parte dal paese d'origine diretto verso nuovi territori (ad es. di tipo economico, di asilo politico, ecc.), è interessante, sia perchè richiede nuove politiche di gestione del fenomeno, sia perchè comporta alcuni cambiamenti nelle pratiche lavorative (impostazione della relazione educativa, progetto d’inserimento sociale, integrazione scolastico-lavorativa, ecc.) degli operatori delle comunità per minori (Bastianoni e Taurino, 2009).
Il fenomeno dei “minori stranieri non accompagnati” (MSNA) ha, quindi, modificato l’assetto e il mandato sociale delle comunità per minori, che da enti che garantivano un ricovero sicuro per minori allontanati dalla famiglia stanno diventando luoghi di accoglienza per adolescenti immigrati. (AA VV, 2009). E' opportuno cercare di comprendere quali siano i reali bisogni del soggetto in età evolutiva e lereali possibilità di soddisfazione e di risposta che debbono offrire i servizi sociali territoriali: oggi è fondamentale la promozione di progetti che, oltre ad offrire adeguate risposte alle situazione d'emergenza, indichino i percorsi di una reale integrazione. Ne consegue la necessità di una conoscenza approfondita dei bisogni effettivi espressi dai minori stranieri e , quindi, il porsi in un ottica di adeguamento strutturale dei servizi per rispondere alle esigenze di una società anche qualitativamente multiculturale. E' opportuno considerare il minore straniero come un soggetto nei cui confronti è necessario intraprendere specifiche azioni positive; queste, per avere qualche possibilità di successo, devono tener conto dei due problemi prioritari che in genere si incontrano: la fatica ad entrare in contatto con le figure territoriali e le difficoltà a trovare in esse le risposte idonee a soddisfare i bisogni (Bedogni, 2004, pag. 46 ).
Quindi i soggetti che si occupano a vari livelli dei Msna dovrebbero ricevere una formazione specifica finalizzata a fornire loro maggiore conoscenza della realtà di questi minori e delle conseguenze psicologiche o comportamentali che determinate esperienze negative da loro vissute possono avere prodotto su di loro. Oltre alla specifica funzione rivestita, questi soggetti, assegnando un significato educativo e un’intenzionalità pedagogica al loro operato, vengono a rappresentare per i minori figure significative di adulti e a contribuire così alla loro crescita e alla loro autonomia (Silva 2006).
Sono pochi gli studi che s’interessano del rapporto fra minori non accompagnati e famiglia una volta che l’esperienza migratoria li vede separati; i più s’interrogano sulle strategie di coping dei ragazzi nei confronti del pensiero della famiglia persa.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Minori stranieri non accompagnati e strutture d'accoglienza
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Informazioni tesi
Autore: | Andrea De Pasquale |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2010-11 |
Università: | Università degli Studi di Roma La Sapienza |
Facoltà: | Psicologia |
Corso: | Psicologia |
Relatore: | Annamaria Ajello |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 82 |
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