L'Illuminismo radicale in Italia e in Europa: Alberto Radicati, conte di Passerano
Radicati e l’Illuminismo italiano
Tutta la cultura europea risentì beneficamente dell’influenza dell’Illuminismo, che segnò un nuovo orientamento culturale anche in Italia.
Qui, l’insediamento delle nuove idee ebbe l’effetto di sbloccare una cultura provinciale, accademica e salottiera e costituì la premessa di un profondo rinnovamento morale e di trasformazioni di notevole importanza anche nella lingua e nello stile letterario.
Oltre al caso piemontese, dove era in atto un certo rinnovamento culturale, con il riordino dei corsi e il ricambio del corpo docenti dell’Università sabauda, incoraggiati da Vittorio Amedeo II, saranno soprattutto due i centri più vitali dell’Illuminismo italiano: Napoli e Milano. Nella prima, le riforme economiche e amministrative del governo asburgico e, nella seconda, la politica anticuriale e antifeudale della monarchia borbonica e poi di quella austriaca, stimolarono positivamente la nuova cultura e, al tempo stesso, furono da questa orientate e condizionate. Con la pace di Utrecht del 1713, si ha il passaggio del Napoletano all’Austria (fino al 1738, quando Carlo di Borbone, sconfitti gli austriaci nell’Italia meridionale, riavrà il Regno di Napoli e la Sicilia). Non è un caso che la diffusione della più attiva cultura francese trovi la massima risonanza e diffusione proprio nei centri più strettamente legati al governo austriaco.
Napoli, negli anni a cavallo tra XVII e XVIII secolo, si distingue nello scenario culturale italiano per l’animato dibattito sulle questioni giurisdizionali e per il clima vivace in cui sono attivi i rappresentanti di un nuovo eclettismo, nel quale operano come fermenti rinnovatori il cartesianesimo, lo scetticismo libertino, il gassendismo, insieme con gli echi del naturalismo rinascimentale e della nuova scienza galileiana. Sono gli anni della formazione di Giambattista Vico e di Pietro Giannone.
Nel 1761 a Milano nasce la Società dei Pugni, su iniziativa di Pietro Verri, destinata a promuovere la battaglia contro ogni forma di vieto conservatorismo, favorendo il rinnovamento della società e della cultura mediante la diffusione delle nuove idee illuministiche. Caratteristiche della Società, che non formulò mai una precisa linea programmatica, furono l’atteggiamento polemico (da cui le derivò la denominazione, coniata forse da un maestro di musica ostile ai Verri), l’appassionato impegno innovatore e la pluralità degli interessi, alimentata dal dibattito sui problemi più concreti del momento e dallo studio dei contemporanei filosofi di Francia e di Inghilterra. Organo della Società fu, dal 1764 al 1766, il giornale Il Caffè, al quale collaborò anche Francesco Dalmazzo Vasco.
“Intrapreso da una piccola società d’amici”, come diceva l’indirizzo Al lettore, il giornale trattava di letteratura, di lingua, di scienze, di diritto, di tecnica, di usi e costumi ed ebbe il merito di assumere, compatibilmente con le condizioni politiche della Lombardia, le idee più avanzate dell’Illuminismo. La sua sospensione, con il disperdersi dei collaboratori, segnò anche la chiusura della Società.
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Informazioni tesi
Autore: | Alessandro Ranzani |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2006-07 |
Università: | Università degli Studi del Piemonte Orientale A.Avogadro |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Filosofia |
Relatore: | Gianluca Mori |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 213 |
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