Il vuoto come rovescio del visibile. Corporeità e linguaggio in Maurice Merleau-Ponty
Quasi-corporeità del significare: una dimensione di profondità
La concezione diacritica del segno ha sicuramente nella linguistica di De Saussure uno dei riferimenti fondamentali di Merleau-Ponty; secondo quest’ultimo, però, la differenziazione reciproca in cui consisterebbe, in definitiva, l’espressione, non si gioca esclusivamente nell’ambito dei segni, bensì in un livello che non può che essere insieme sintattico e semantico; questo può sembrare più evidente nella suggestione dell'espressione letteraria, ma ciò accade perché, più in generale, «è proprio un risultato del linguaggio farsi dimenticare, nella misura in cui riesce ad esprimere».
Il silenzio dell’espressione è quello spazio in cui, al di qua di rapporti che sembrano essere costituiti dall’io che parla, si manifesta quella passività del soggetto incarnato che attesta la vita del linguaggio operante, in cui le parole istituiscono una contiguità nella distanza avvicinandosi e allontanandosi le une dalle altre «secondo le esigenze della loro significazione laterale o indiretta» tanto che la «proporzione tra cose dette e cose omesse, non risulta neppure da una scelta».
La cornice teorica dell’approfondimento della riflessione merleaupontyana sul fenomeno linguistico è espressamente fenomenologica; essa ha infatti come fine la ricostruzione della relazione tra percepito e coscienza percipiente, al fine di sottrarla agli schemi esplicativi proposti da realismo e intellettualismo: sottoponendo l’espressione linguistica alla riduzione, Merleau-Ponty risale alla natura più propria della parola, comprensibile solo sullo sfondo dell’indistinzione tra soggetto e oggetto.
Se, come fa Merleau-Ponty, si distingue la scienza oggettiva del linguaggio da una fenomenologia della parola – ovvero si differenzia il linguaggio come oggetto di pensiero e il linguaggio come espressione di un soggetto – si istituisce un rapporto dialettico tra le due discipline e, conseguentemente, una comunicazione.
Tale comunicazione istituentesi tra approcci al linguaggio e la concezione non puntuale del presente, che l’Autore ha conquistato grazie al confronto sia con Husserl sia con la psicoanalisi, fa sì che la dimensione orizzontale e quella verticale del linguaggio si includano a vicenda, e che ciò permetta la messa in evidenza della profondità del fenomeno linguistico, che ne costituisce la “positività”.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Il vuoto come rovescio del visibile. Corporeità e linguaggio in Maurice Merleau-Ponty
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Informazioni tesi
Autore: | Paola Chiesa |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2007-08 |
Università: | Università degli Studi di Milano |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Filosofia |
Relatore: | Maria Cristina Bartolomei |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 143 |
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