Terzo settore e Innovazione sociale
Quali politiche per lo sviluppo della capacità innovativa del terzo settore
Affinché il terzo settore possa continuare ad essere uno dei principali motori dell'innovazione sociale sono necessarie politiche pubbliche che valorizzino e promuovano questa sua funzione e ne riconoscano il valore aggiunto. A questo proposito, riprendendo la trattazione di Fazzi, l'autore ritiene che, anche in una situazione di indispensabile contenimento dei costi, le politiche pubbliche possano trovare margini di manovra per valorizzare il contributo del terzo settore e individua alcune indicazioni generali, che riassumo di seguito.
Fondamentale è innanzitutto garantire ai soggetti no profit erogatori di servizi una base di finanziamento pubblico, per dare stabilità alle loro attività. Ciò non vuol dire che le risorse di cui può usufruire il terzo settore debbano provenire esclusivamente dalla pubblica amministrazione: la sua spinta innovativa non può che essere alimentata da un mix di finanziamenti pubblici, privati e comunitari, soprattutto nel periodo attuale di crisi finanziaria. Tuttavia, "un livello di base di finanziamenti pubblici è la condizione che storicamente consente […] la strutturazione dei processi organizzativi e produttivi di lungo periodo e rappresenta un freno contro la mercatizzazione dei servizi".
Indicazione direttamente legata alla precedente è quella riguardante la deburocratizzazione dei sistemi di regolazione. In molte Regioni la definizione dei requisiti organizzativi che i soggetti erogatori devono rispettare rischia di produrre un vero e proprio "effetto tenaglia" sulle organizzazioni, schiacciate dalla necessità di contenimento dei costi e dal rispetto di regole eccessivamente formali. È necessario, quindi, che le pubbliche amministrazioni si dotino di strumenti di regolazione maggiormente flessibili, in grado di adattarsi alle caratteristiche del mondo no profit e alla diversità dei singoli contesti di riferimento.
Le politiche pubbliche non possono comunque esaurirsi nel finanziamento e nella regolazione. L'autore indica anche la necessità di attivare politiche di capacitazione, in grado di massimizzare le condizioni che permettono alle organizzazioni di terzo settore di esprimere al meglio le proprie potenzialità. Si tratta, in particolare, di costruire una cornice legale e istituzionale finalizzata a riconoscere il valore e il ruolo primario del no profit nel welfare e creare un contesto economico e fiscale favorevole al suo sviluppo.
Altra condizione fondamentale poi è che sia garantita la partecipazione alla definizione dell'agenda politica e la promozione delle forme di rappresentanza civile del terzo settore, in modo da far confluire i suoi interessi e le sue proposte all'interno del sistema di presa delle decisioni, anche a livello nazionale.
Un ultimo punto su cui si sofferma l'autore è la questione della valutazione delle pubbliche amministrazioni sui servizi erogati dal terzo settore. Secondo Fazzi "cosa si nasconde dietro un costo o un output di prestazione per la maggior parte degli attuali decisori politici è un mistero che non merita di essere indagato e approfondito". Questa espressione mette in luce come, soprattutto nell'attuale fase di recessione economica, gli enti pubblici siano attenti valutare quasi esclusivamente i risultati economici dei soggetti gestori, in termini di risparmio ed efficienza, piuttosto che l'effettiva rispondenza ai bisogni e il valore sociale che le loro attività hanno contribuito a creare. Le organizzazioni di terzo settore nascono e operano come espressione della società civile e proprio per questo non possono rendere conto solamente della rispondenza a specifici indicatori di costo e standard di valutazione della pubblica amministrazione, ma devono poter trovare strumenti mediante i quali poter dimostrare la rispondenza dei loro interventi ai bisogni effettivi dell'utenza e gli effetti positivi delle loro attività nel contesto socio-territoriale di riferimento.
Anche Zamagni afferma che "il discorso della valutazione non può essere confinato all’accertamento dell’efficienza che, come noto, è la proprietà della relazione tra input impiegati e output ottenuti. In altri termini, se le organizzazioni no profit vogliono scongiurare il rischio della autoreferenzialità, non possono non sottoporre il proprio operato al test dell'efficacia, che tende a misurare gli esiti positivi degli output prodotti dall'organizzazione rispetto ai bisogni (individuali o collettivi) che definiscono la sua missione specifica".
La misurazione dell'efficienza dei servizi è senza dubbio una delle stime che il soggetto pubblico deve mettere in atto, ma la valutazione non può esaurirsi in questo. È necessario, perciò, che il fuoco dell'attenzione venga spostato verso la misurazione dell'efficacia dei servizi e degli interventi delle organizzazioni no profit. Tuttavia, "se per misurare l'efficienza basta il cosiddetto controllo di gestione, che si avvale di strumenti quali gli standard di processo, la contabilizzazione dei costi, diretti e indiretti, vari indicatori di performance, la misurazione dell'efficacia parte dal riconoscimento che una organizzazione no profit è sempre, e prima di tutto, una organizzazione a movente ideale". Un ente di terzo settore, infatti, fonda le sue attività su una mission ideale, ossia valori sociali e dunque intangibili, e risponde a bisogni sociali, anche questi di natura immateriale. Ciò vuol dire che la valutazione delle prestazioni dei soggetti no profit non può che basarsi su di una serie di indicatori che misurano valori non economici e non direttamente traducibili in numeri. Allo stato attuale, però, non è stato ufficialmente realizzato uno strumento o un meccanismo unitario in grado di valutare il valore sociale prodotto dalle organizzazioni di terzo settore, ma, come si vedrà nelle prossime pagine, alcune ricerche e sperimentazioni si stanno muovendo proprio in tal senso.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Terzo settore e Innovazione sociale
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Informazioni tesi
Autore: | Francesca Romano |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2013-14 |
Università: | Università degli Studi Gabriele D'Annunzio di Chieti e Pescara |
Facoltà: | Scienze Sociali |
Corso: | Politico sociale |
Relatore: | Vincenzo Corsi |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 140 |
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