Da Miguel Delibes a Mario Camus: la traduzione nella trasposizione cinematografica de "Los santos inocentes"
Principio della sottrazione: cosa c'è nell'opera letteraria e non c'è nel film
Non sono molti gli elementi dell'opera letteraria tralasciati dalla trasposizione cinematografica di Camus, che risulta estremamente fedele al testo di Delibes, sia per quanto riguarda gli eventi narrati sia per i dialoghi, il più delle volte riportati alla lettera.
I tagli riguardano principalmente dei personaggi secondari, altri lavoratori delle due tenute, quella in cui lavora Paco con la sua famiglia e quella in cui lavora Azarías, e che nella versione letteraria interagiscono con i personaggi principali in piccoli scambi che il più delle volte sono pettegolezzi.
Tali personaggi appaiono nel film più che altro come controfigure anonime, a parte poche eccezioni.
Una riguarda Crespo, personaggio invisibile, di cui viene pronunciato solo il nome per tre volte.
La prima volta è nominato da Paco, nella scena in cui si reca alla tenuta dove lavorava Azarías per convincere il signorino a riprenderlo a lavorare, presentandosi come un sottoposto di Crespo, il capo custode.
In seguito sarà nominato dal signorino Iván in occasione dell'incidente di Paco prima e della sua ricaduta poi, in entrambi i casi verrà chiamato per riportare Paco a casa ma senza apparire.
Basandosi sulla versione letteraria si potrebbe ipotizzare che il personaggio di Crespo appaia nel film nella scena in cui la famiglia di Paco arriva alla tenuta e un uomo anziano mostra loro la nuova abitazione ma il regista non fornisce allo spettatore alcun elemento che possa fargli collegare quell'uomo al nome di Crespo.
Nel testo letterario Crespo, in quanto capo custode, ha una certa presenza: è lui che decide di destinare Paco e la sua famiglia alla Raya de lo de Abendújar, zona di confine della tenuta, ed è sempre lui a comunicare a Paco l'ordine di don Pedro di tornare con la sua famiglia alla casa padronale.
Nella versione di Camus, tolto Crespo, è lo stesso don Pedro a riferire l'ordine a Paco: siamo quindi di fronte a un caso di condensazione.
Sono solo due i lavoratori della tenuta che compaiono nel film: Ceferino, insieme a Paco e Régula, nella scena in cui sono chiamati da Iván a scrivere il loro nome su un foglio per dimostrare all'ambasciatore francese che nella tenuta i lavoratori sono alfabetizzati; e Facundo, l'unico ad avere una vera parte nel film.
Riguardo all'alfabetizzazione, il narratore Delibes ci racconta che la Signora Marchesa, proprio con l'intento di sradicare l'analfabetismo dalla tenuta, fa venire dalla città due precettori, il signorino Lucas e il signorino Gabriel, affinché riuniscano i lavoratori a fine giornata per insegnare loro a leggere e scrivere.
Godibilissime le scene che vedono i lavoratori della tenuta, uomini abituati alla terra e alla vita pratica, alle prese con le regole ortografiche da cui si sentono spesso presi in giro non trovandovi una logica.
Ma come se fossero bambini, non osano palesare il loro disappunto davanti agli insegnanti, finché una sera Paco, che ha bevuto un bicchiere di troppo, trova il coraggio di affrontare la questione e chiede al signorino Lucas il perché di tanti capricci, perché la E e la I, facendo cambiare la pronuncia della C e della G, debbano avere un trattamento di favore.
I precettori ridono fino alle lacrime di fronte allo smarrimento dei lavoratori della tenuta.
Queste scene, che nella narrazione rappresentano momenti di alleggerimento, nel film vengono tagliate insieme ai loro protagonisti: i lavoratori e i due precettori.
Il signorino Lucas viene nominato solo una volta da Paco, mentre insegna a Quirce a leggere e davanti ai suoi errori lo corregge come il signorino Lucas faceva con lui, usando le sue stesse parole.
Nel testo letterario le lezioni di Paco si rivolgono a Nieves, l'unica dei figli che non ha potuto seguire le lezioni alla scuola del Padronato a causa del loro trasferimento alla Raya de lo de Abendújar.
Paco è molto fiero della prontezza della figlia, anche per via del fatto che le condizioni in cui versa l'altra, la Charito, detta la Niña Chica, gli fanno provare un misto di colpa e scarsa considerazione di sé: "(…) y Paco se inutilizaba, pensando que algún mal oculto debía de tener él en los bajos para haber engendrado una muchacha inútil y muda como la hache" narra Delibes.
Quando Crespo, il capo custode, va a riferirgli l'ordine di don Pedro di lasciare la zona di confine per trasferirsi alla casa padronale, Paco inizia a pensare a tutti i miglioramenti che potranno esserci nel loro immediato futuro: la possibilità per Nieves di andare a scuola, il fatto che i ragazzi, già in età da lavoro, potranno essere un aiuto per la famiglia, la casa nuova che avrà una stanza in più.
Ma all'arrivo alla casa padronale, la prima delusione: la casa in cui andranno a stare è la stessa che occupavano prima di essere mandati nella zona di confine, quindi nessuna novità.
"Qué le vamos a hacer" sospira Paco nel vederla.
Diversa la scena nella versione cinematografica.
Nel film non si tace il fatto che il trasferimento di Paco e Régula alla tenuta sia un ritorno e non una novità: nella scena in cui la Signora Marchesa distribuisce le monete ai lavoratori, perché anche loro possano partecipare alla festa per la comunione del signorino Carlos Alberto, suo nipote e figlio di Iván, la stessa dice a Régula: "Me alegra que estés de vuelta en el cortijo, Régula".
Ma nel punto del film in cui Paco e Régula si traferiscono alla tenuta, ciò su cui viene posto l'accento è la novità.
L'aspetto del ritorno sembra volutamente trascurato: nel testo letterario, Crespo dice a Paco "lía el petate que te vuelves al cortijo" mentre nel film le parole che don Pedro rivolge a Paco sono: "cualquier día de estos te mando liar el petate, te vienes con la familia para el cortijo".
Il verbo Volver scompare.
Anche le immagini contribuiscono a far trascurare l'elemento del ritorno allo spettatore.
Ciò che mostrano è il passaggio da una vecchia casa di confine, isolata tra le colline, a una casa che per quanto umile si trova vicino a quella padronale. [...]
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Da Miguel Delibes a Mario Camus: la traduzione nella trasposizione cinematografica de "Los santos inocentes"
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Informazioni tesi
Autore: | Sabrina Natalini |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2012-13 |
Università: | Università degli Studi di Roma La Sapienza |
Facoltà: | Scienze Umanistiche |
Corso: | Lingue e Letterature Straniere |
Relatore: | Norbert Von Prellwitz |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 300 |
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