Genetica forense e cold cases: l'omicidio di Simonetta Cesaroni
Prima ipotesi accusatoria: il responsabile è il portiere?
Sulla base delle prime indagini eseguite, e in seguito alle testimonianze raccolte nell'immediatezza del fatto, si deduce che quel giorno Simonetta è sola in ufficio; nessuno è stato visto entrare nella scala B e l'ultimo contatto risale alle 17:35 per la telefonata di lavoro.
L'ipotesi avanzata dagli psicologi della polizia sostiene che l'assassino avrebbe tentato di violentarla, non è riuscito ad avere un'erezione e in questo status di frustrazione ha sfogato con colpi violenti la sua ira. Resosi conto dell'accaduto, ha tentato di pulire tutto, riordinare l'ufficio e far sparire il corpo. Qualcosa o qualcuno lo hanno interrotto. Secondo alcune voci, tra le 17:30 e le 18:30 -l'orario in cui probabilmente Simonetta è stata uccisa -Pietrino Vanacore non era in cortile con gli altri portieri, ma era dal ferramenta a comprare un frullino (scontrino dell'acquisto, 17:25). Altra discordanza: alle 22:30 Vanacore si sarebbe diretto a casa dell'architetto Cesare Valle, il quale però dichiara che il portiere è arrivato a casa sua alle 23:00.
Questa mezz'ora di intervallo tra le due testimonianze porta gli investigatori a sospettare del portiere. In un paio di pantaloni vengono inoltre trovate macchie di sangue. Pietrino Vanacore passa 26 giorni in carcere. Ad un esame approfondito, le tracce di sangue sui pantaloni risultano essere dello stesso Vanacore, che soffre di emorroidi. Inoltre, dal momento che viene sostenuta la tesi che chiunque abbia pulito il sangue di Simonetta si sia sporcato gli abiti dello stesso, e poiché Vanacore ha indossato gli stessi abiti per tre giorni di fila – dal 6 agosto all'8 agosto 1990-ed essi sono esenti del sangue di Simonetta, non può essere stato lui.
Nonostante queste deduzioni, Vanacore rimane nel mirino degli investigatori; saranno gli accertamenti sul DNA del sangue ritrovato sulla maniglia della porta (diverso da quello del portiere) della stanza dove è stato rinvenuto il corpo, a scagionarlo definitivamente (almeno per il momento).
A 20 anni di distanza, il 9 marzo 2010 Pietrino Vanacore è stato trovato morto in mare: si è legato ad un albero per una caviglia e si è gettato in acqua in località Torre Ovo, vicino Torricella, dove viveva da anni. Vanacore ha lasciato una scritta su un cartello: "20 anni di sofferenze e di sospetti ti portano al suicidio". Il 12 marzo 2010 avrebbe dovuto deporre all'udienza del processo per l'omicidio della ragazza in cui compare come unico indagato l'ex fidanzato Raniero Busco.
Secondo il legale di Raniero Busco: "La morte di Vanacore è troppo vicina alla scadenza processuale per non essere collegata. E sicuramente lui non se l'è sentita di testimoniare. Lui ha vissuto con rimorso sulla coscienza questa storia, e non perché lui fosse l'autore dell'omicidio, ma perché sapeva. Evidentemente, però, non poteva parlare neanche a distanza di anni. Non se l'è sentita, insomma, di affrontare i giudici, gli avvocati e la testimonianza in aula".
Questo brano è tratto dalla tesi:
Genetica forense e cold cases: l'omicidio di Simonetta Cesaroni
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Informazioni tesi
Autore: | Lara Settepani |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2011-12 |
Università: | Università degli Studi di Perugia |
Facoltà: | Scienze della Formazione |
Corso: | scienze per l'investigazione e la sicurezza |
Relatore: | Marina Dobosz |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 49 |
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