Il ruolo sociale delle agenzie per il lavoro
Possibili politiche per il mercato del lavoro
Pensare al mercato del lavoro significa anche e soprattutto pensare alle modalità risolutive che esso comporta, ossia a come gestire il mercato stesso, con quali politiche, e con quali modalità. Nessuna politica può essere considerata giusta o errata in modo assoluto, in quanto tutto è legato al contesto di riferimento in cui tale politica deve essere implementata. Con il termine “politiche del lavoro” si intendono abitualmente quelle politiche che, oltre ad agire direttamente nel mercato del lavoro (e non indirettamente, ad esempio sul sistema educativo e per questa via sulla dotazione di capitale umano dei futuri lavoratori), vi agiscano in maniera selettiva, così distinguendosi dagli assetti istituzionali e regolamentativi complessivi. Dunque, negli schemi di classificazione delle politiche del lavoro adottati a livello internazionale (come ad esempio lo schema adottato da Eurostat), le politiche ricomprese sono solo quelle specificatamente indirizzate ad individui con particolari esigenze e difficoltà (perché alla ricerca di un lavoro, a rischio di perdere il posto di lavoro o scoraggiati nella loro azione di ricerca).Le politiche possono essere sia attive che passive; attive, se si propongono di aprire alternative ad una situazione esistente, ossia ad esempio introdurre formazione nel mercato del lavoro, creare nuovi bacini di posti di lavoro, proporsi, in sintesi, attivamente; oppure vi è la possibilità di adottare politiche passive, che spesso si propongono l’intento di sopperire alle mancanze causate dall’assenza di un impiego semplicemente erogando un sussidio alle persone che hanno bisogno di un aiuto economico. Ogni politica può avere i suoi pro e contro, e nessuna in modo assoluto può essere elogiata o condannata, ma vanno considerate entrambe come aspetti della realtà politica; a volte ci si può trovare in situazioni nelle quali entrambi le politiche possono sopperire alle mancanze socio-economiche di una famiglia o di un individuo, ma sostanzialmente in questo caso è importante affermare che il welfare italiano è familista, in quanto tende a favorire non tanto l’individuo, quanto il nucleo familiare, e questo soprattutto nel campo delle politiche passive, di sostegno ai salari. “Dati diffusi oggi dall’Eurostat e dall’Istat sul calo occupazionale e sull’aumento del ricorso alla Cassa Integrazione, evidenziano come, nonostante i proclami all’ottimismo sulla fine della crisi, i problemi della tutela dei posti di lavoro permangano ed, anzi, rischino di aggravarsi nei prossimi mesi. Infatti, contestualmente alle crisi occupazionali nelle grandi imprese, non ultimo il caso Sevel, molte piccole e medie imprese sono a rischio di chiusura con l’effetto domino di un aumento della disoccupazione che colpirebbe migliaia di lavoratori in gran parte privi di tutele. Occorre, quindi, che dalle parole si passi finalmente ai fatti. Per questo, chiediamo al Governo di intervenire concretamente, anche attraverso un tavolo di confronto tra Parti sociali ed economiche per affrontare i nodi legati all’occupazione.
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Il ruolo sociale delle agenzie per il lavoro
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Informazioni tesi
Autore: | Maria Picone |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2009-10 |
Università: | Università degli Studi di Napoli - Federico II |
Facoltà: | Sociologia |
Corso: | Politiche Sociali e del Territorio |
Relatore: | Giustina Orientale Caputo |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 161 |
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