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Internati e profughi ebrei a Caprino Veronese (1941-1944)

Possibili motivi per la scelta di Caprino come luogo d'internamento

Caprino, fu l’unico centro d’internamento di ebrei nella provincia di Verona, a differenza delle altre province del Veneto dove furono creati molti centri d’internamento per gli ebrei stranieri.
La domanda che sorge è perché sia stata scelta proprio la cittadina di Caprino con le sue frazioni e non altre zone della provincia di Verona. Per rispondere a questa domanda si possono formulare diverse ipotesi.
I motivi per cui fu scelto Caprino furono probabilmente due.
Il primo era il fatto che per il paese passava una linea ferroviaria ora non più esistente. Era la linea che partiva da Verona porta San Giorgio, passava per Caprino ed arrivava fino a Garda. Era stata costruita tra la fine dell’‘800 e gli inizi del ‘900 soprattutto per scopi militari, in quanto all’epoca la zona di Caprino non distava molto dal confine dell’Impero austro-ungarico. Tale linea fu abbandonata nel 1959 soprattutto per il fatto che era stata pesantemente bombardata dagli alleati, in quanto durante la guerra fu usata dai tedeschi. Era una linea frequentata e adibita prevalentemente al trasporto dei passeggeri.
Gli ebrei ospitati a Caprino utilizzarono tale linea ferroviaria per recarsi in città, lo testimoniano i timbri presenti su alcuni biglietti ferroviari che riportano la dicitura “Verona P.S.G.”(ovvero Verona Porta San Giorgio).
Dunque grazie alla ferrovia i collegamenti tra la città di Verona e Caprino erano molto rapidi ed economici, grazie ad essa fu possibile il trasporto dei numerosi profughi fiumani che soggiornarono nella cittadina per un breve periodo (circa un mese).
Un secondo motivo non meno importante che favorì Caprino come luogo di soggiorno coatto e come luogo di rifugio per i profughi fu la sua capacità ricettiva. Il paese è situato ai piedi del monte Baldo e a pochi chilometri dal lago di Garda, era dunque una zona turistica e aveva una certa disponibilità di alloggi sia per quanto riguarda gli alberghi, sia per quanto riguarda le case o gli appartamenti ammobiliati utilizzati dai turisti nei periodi estivi.
Nell’archivio comunale sono conservati anche i documenti relativi a dov’erano alloggiati gli ebrei. Nella fase iniziale gli internati risedettero pressoché tutti in alberghi, ma poi per le lamentele di parte della popolazione riferite al questore furono trasferiti in camere ammobiliate.
Invece i profughi nel loro breve periodo di permanenza dimorarono sia in alberghi che in camere ammobiliate.
Sebbene gli abitanti del luogo fossero abituati alla presenza dei turisti, tuttavia alcuni temevano che questi sgraditi ospiti ebrei potessero compromettere la stagione turistica.
E’ probabile che gli abitanti del luogo li accogliessero malvolentieri, temendo per i loro affari, poiché costretti ad affittare gli alloggi a questi “ospiti forzati” che vivevano in condizioni di grande indigenza e dunque potevano spendere molto meno dei turisti.
Caprino proprio per questa sua ricettività rappresentò una località di sfollamento durante tutta la guerra e anche luogo di villeggiatura per chi, nonostante le ristrettezze economiche di quel periodo aggravate dalla guerra, poteva ancora permettersi le vacanze estive. Ciò rendeva gli alloggi “preziosi”. Proprio per questo il 5 dicembre 1942 il commissario prefettizio con una lettera ordinò che i proprietari di fabbricati adibiti o adattabili ad uso abitazione li denunciassero entro otto giorni “[facendo] appello al senso di civismo di tutti i proprietari…sicuro che ognuno sarà orgoglioso di dare alloggio agli sfollati”.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Internati e profughi ebrei a Caprino Veronese (1941-1944)

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Informazioni tesi

  Autore: Enrico Tomellini
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Padova
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze politiche e delle relazioni internazionali
  Relatore: Alba Lazzaretto
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 135

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