DOPPIAGGIO O SOTTOTITOLAZIONE - Una scelta nell'apprendimento delle lingue straniere
Possiamo fare a meno del doppiaggio?
Il doppiaggio italiano sfrutta una legge che lo introdusse in Italia negli anni Trenta del secolo scorso, perché la popolazione aveva un tasso di analfabetismo tale da non permettere la lettura di alcunché a supporto delle immagini. Gli americani, ovviamente, furono subito a favore. Le case di doppiaggio, inoltre, sono famiglie che si tramandano il lavoro di padre in figlio. Si può fare l’esempio della la famiglia Izzo.
Il patriarca era il doppiatore e direttore del doppiaggio Renato Izzo, con quattro figlie Fiamma, Rossella, Simona e Giuppy, e due nipoti, Myriam Catania e Francesco Venditti. Anche altre sue tre figlie, Rossa Caputo e Lilian Caputo (avute dal suo primo matrimonio) ed Anita Valenzi hanno seguito le orme della famiglia materna divenendo doppiatrici. Lo scrittore Stefano Bartezzachi, in ogni caso, ci aveva avvertiti: “contro la globalizzazione anche linguistica, contro le nuove competenze e abitudini degli italiani il doppiaggio si sta dimostrando quello che Primo Levi chiamava un avversario tenace e resiliente”.
Il 28 gennaio 2013 sul quotidiano La Repubblica apparve un articolo del critico cinematografico Franco Montini “Senza doppiaggio il cinema piace di più”. Quell’articolo, che aprirà un dibattito ancora in pieno svolgimento, ebbe il merito di aggiornare il senso della questione. Le domande che poneva sono ancora attuali. Il cinema è meglio nella lingua originale? In Italia è ora di porre fine al doppiaggio?
Nell'epoca di internet e dell'inglese per tutti, Montini segnalava una tendenza in atto, come stia crescendo la richiesta fra il pubblico italiano di una maggiore offerta di film non doppiati. Il film di Tarantino Django Unchained, per esempio, in programma al cinema Barberini di Roma, stava incassando più nella versione originale con sottotitoli che in quella doppiata. D’accordo, dice Montini, le cifre sono sproporzionate: la versione originale del film di Tarantino a Roma è in programmazione in un’unica sala, mentre in italiano occupa 47 schermi. Ma è un segnale. A Parigi, ad esempio, la capitale di una nazione che ha sempre ostentato la propria grandeur, in oltre cento sale i film sono semplicemente sottotitolati e i film doppiati si possono trovare soltanto in una sala su dieci. A Roma è l’esatto contrario. Solo due sale offrono la possibilità di vederli in lingua originale, a Milano appena tre.
Però, in Italia a proiettare film in lingua originale ormai ci sono centinaia di sale in tutte le città importanti, e anche in quelle piccole, dove varie associazioni da alcuni anni realizzano rassegne di film in lingua originale. E le distribuzioni americane si stanno già attrezzando per assecondare il fenomeno. Anche perché, ha sottolineato Bartezzachi, già da decenni molti titoli di film non vengono più tradotti. Se ci pare normale chiedere i biglietti per un film intitolato Django Unchained (e non Django sciolto dalle catene) è anche perché quarant'anni fa è uscito in Italia American Graffiti (e non Scritte sui muri d'America). [...]
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DOPPIAGGIO O SOTTOTITOLAZIONE - Una scelta nell'apprendimento delle lingue straniere
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Informazioni tesi
Autore: | Marina Scoppetta |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2015-16 |
Università: | Università degli Studi di Perugia |
Facoltà: | Lingue e Letterature Straniere |
Corso: | Lingue e letterature straniere |
Relatore: | Roberta Mastrofini |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 55 |
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