Le valutazioni di bilancio tra rigore normativo e soggettività interpretativa

Il concetto di utilizzo strumentale della discrezionalità, di cui si è detto in precedenza, è ciò che nella letteratura nazionale viene chiamato politica di bilancio. Infatti, si può affermare che la realizzazione di politiche di bilancio è attuata tramite un comportamento strumentale degli amministratori che, usufruendo della discrezionalità concessa dal legislatore, al momento della redazione del bilancio d’esercizio perseguiranno i propri obiettivi personali, invece che cercare di fornire una rappresentazione veritiera delle dinamiche aziendali.
Marco Sorrentino, riguardo alle politiche di bilancio scrive che: <<[…] potremmo qualificarle come il complesso di manovre contabili, ossia di tutta quella serie di interventi volutamente posti in essere, sia contestualmente alla registrazione in partita doppia sia al momento della redazione del bilancio, dagli amministratori per riportare una sintesi della situazione economica, patrimoniale e finanziaria relativa alla gestione aziendale appena conclusasi opportunisticamente modificata e, pertanto, diversa da quella reale al fine di raggiungere scopi in contrasto con la rappresentazione contabile fedele della realtà aziendale>> (M. Sorrentino, 2014, pagg. 27-28).

Nella letteratura internazionale, invece, il termine usato per descrivere questo tipo di pratiche è earnings management. La spiegazione dell’utilizzo di questa espressione sta nell’importanza degli earnings, vale a dire degli utili. Sia il management, sia i vari stakeholder sono particolarmente interessati a questo dato, che perde di significatività se falsato attraverso manovre contabili. Anche in questo caso, Sorrentino fornisce una definizione di earnings management, affermando che: <<[…] è quel processo di adozione di determinate misure, pur sempre nel rispetto dei limiti dei principi contabili, posto in essere dai manager per raggiungere un determinato livello desiderato di earnings>> (Sorrentino, 2014, pag. 28-29).