Modelli a confronto: la democrazia ateniese e la cyberdemocrazia

«Una volta ad Atene, mentre si stava svolgendo una votazione per ostracismo, un campagnolo analfabeta si avvicinò ad un uomo e gli chiese di scrivergli sul suo coccio il nome di Aristide. L'uomo domandò che torto gli avesse fatto Aristide e il contadino rispose 'Proprio nessuno. Non lo conosco neppure, ma mi sono stufato di sentirlo chiamare dappertutto Il Giusto'. Al che Aristide, perché l'uomo era lui, scrisse debitamente il nome, come gli era stato chiesto di fare». Questo racconto inserito da Plutarco nella sua vita di Aristide esemplifica due aspetti fondamentali della vita democratica ateniese. Da una parte la procedura dell'ostracismo a cui tutti, anche il contadino analfabeta era chiamato a partecipare, dall'altra il valore morale ed etico che gli antichi attribuivano agli uomini politici greci. Non possiamo però pensare che i politici ateniesi fossero tutti come l'Aristide raccontato da Plutarco. Alcuni scavi archeologici hanno portato alla luce oltre undicimila ostraka “scritti”, di cui 190 rinvenuti nei pressi dell'Acropoli recanti tutti il nome di Temistocle, ma con la particolarità che alcuni hanno una grafia molto simile. Probabilmente erano stati preparati e (forse) non usati prima della votazione riguardante la sua persona e la sua attività, che tra l'altro lo videro uscire sconfitto. In ogni caso possono essere visti come un potenziale broglio messo in atto dai suoi rivali, a rafforzare l'idea che la «politica non ha nulla a che fare con l'etica», come sostenuto da Finley. Come abbiamo visto potevano esserci tentativi di brogli, abusi nell'iscrizione ai registri dei demi, ma anche grazie alla vita politica che ognuno era chiamato a svolgere all'interno del demo di appartenenza, ogni cittadino era libero e uguale al proprio vicino ed in grado di prendere parte alla vita politica-istituzionale anche a livello “nazionale”.