Il ruolo della fiaba nello sviluppo del bambino
Perché le fiabe piacciono ai bambini?
Anche se le fiabe non sono nate per i bambini, sono diventate col tempo proprietà peculiare dell’infanzia: la fiaba rappresenta un vero e proprio Mondo Secondario, fatto di combattimenti, improvvisi rovesci di fortuna, promesse mantenute e tradite, peregrinazioni, ricerche, prove, gratitudine o ingratitudine, luce o oscurità. È un mondo segnato da uno schema che chiunque può ritrovare, anche se più incerto, nella propria esperienza personale nel Mondo Primario. Tale aspetto incanta i bambini. Essi di solito prima degli undici anni sono impazienti di conoscere gli avvenimenti e di ascoltare la continuazione della storia. Verso i nove-dieci anni si interessano ai caratteri in modo più preciso, vedendo i personaggi segnati da attributi particolari e preoccupandosi di distinguere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato (Cook, 1974).
La struttura mentale del bambino ha carattere egocentrico e ciò impedisce ogni separazione tra l’oggettivo e il soggettivo; egli confonde l’io e le cose, la realtà interna da quella esterna, modifica le sue immagini interne a seconda dei suoi sentimenti del momento, e cerca di agire allo stesso modo sul reale. Tutto dunque è ricondotto ai suoi sentimenti, le cose quotidiane come gli esseri immaginari; le cose, le piante, gli animali e gli altri caratteri fiabeschi sono surrogati dell’affettività: per il bambino le fiabe non hanno valore di fiabe, ma di realtà. Egli ha bisogno di meravigliarsi, ha bisogno delle sue finzioni e delle sue creazioni fantastiche. La fiaba permette di apprendere il mondo non attraverso le parole, ma con l’amicizia che il bambino diffonde attorno a sè attraverso parentele meravigliose. Il reale viene trasformato e ricondotto all’interno del bambino stesso: questo è lo sviluppo naturale della sua intelligenza (Seung, 1972).
Bettelheim sosteneva che il proposito delle fiabe non è quello di comunicare utili informazioni circa il mondo esterno, ma di chiarire i processi interiori presenti nell’individuo: il paziente trova le sue soluzioni meditando sui propri conflitti interiori. Le fiabe rispecchiano gli intimi sentimenti e gli ostacoli presenti nella vita del bambino, creando corrispondenza tra le sue esigenze interiori e le vicende fiabesche: le cose più reali della vita sono in relazione con le nostre esperienze emotive (Cambi, 1999). Tale corrispondenza può aiutare il bambino a trovare un significato alla vita, a capirsi meglio per poi arrivare alla comprensione delle altre persone. In particolare risulta importante riuscire a mettere ordine tra i propri sentimenti e soprattutto trarne un senso coerente. Le fiabe permettono di trovare tale significato, recando importanti messaggi alla mente conscia, preconscia e subconscia, indicando i vantaggi di un comportamento morale e accompagnando il bambino alla scoperta della sua identità. Le fiabe popolari sono le più amate da tutti i bambini: esse riescono così bene ad arricchire la loro vita interiore perché iniziano dal punto in cui il bambino realmente si trova nel suo essere psicologico ed emotivo; le pressioni interiori e gli esempi di soluzioni (semplificati) alle difficoltà sono presentati in un modo facilmente comprensibile dal bambino. Il significato più profondo della fiaba è diverso per ciascuna persona, e diverso per la stessa persona in momenti differenti della sua vita: il bambino quindi trae un significato diverso della fiaba a seconda dei suoi interessi e bisogni. Le associazioni che la fiaba evoca nella mente dell’ascoltatore dipendono dalle sue basi ideologiche personali e dalle sue preoccupazioni. Quindi una particolare fiaba può essere più importante in un certo momento e questo può essere determinato solo dal bambino stesso. L’infanzia è inoltre il momento giusto per imparare a superare l’immenso solco tra le esperienze interiori e il mondo reale (Bettelheim, 1977).
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Il ruolo della fiaba nello sviluppo del bambino
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Informazioni tesi
Autore: | Alice Fantino |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2009-10 |
Università: | Università degli Studi di Torino |
Facoltà: | Psicologia |
Corso: | Scienze e tecniche psicologiche dello sviluppo e dell'educazione |
Relatore: | Gabriella Borca |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 33 |
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