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Autobiografia come progetto identitario

Pensiero narrativo

Il pensiero narrativo si occupa delle intenzioni e delle azioni proprie dell’uomo o a lui affini, nonché delle vicissitudini e dei risultati che ne contrassegnano il corso. Il suo intento è quello di calare i propri prodigi atemporali entro le particolarità dell’esperienza e di situare l’esperienza nel tempo e nello spazio. Questa modalità di pensiero è tipica del ragionamento quotidiano, ed è applicata principalmente al mondo sociale. Oggetto del pensiero narrativo sono i fatti e le vicissitudini umane, e in particolare l’azione umana intenzionale. L’intenzionalità è irriducibile e primitiva, ed è un sistema categoriale con cui viene organizzata l’esperienza. Il pensiero narrativo interpreta i fatti umani mettendoli in relazione e costruendo storie sensibili al contesto, che si basano sull’intenzionalità e sulla soggettività dei protagonisti. Dunque, le storie che questo tipo di pensiero crea rappresentano un modello interpretativo delle azioni umane. Inoltre, il linguaggio del racconto è ambiguo e indeterminato, e perciò si limita a innescare delle rappresentazioni. Da questa caratteristica si vede allora che il pensiero narrativo è coniugato al congiuntivo, cioè è diretto a sapere come le cose potrebbero essere o essere state. Infatti, il pensiero narrativo ha il compito di svolgere la creazione narrativa della realtà, con il fine di capire la realtà simbolica. La creazione narrativa della realtà non è sottoposta all’obbligo di dimostrazione formale, ma risponde al criterio della verosimiglianza. Esso è intensionale, nel senso che produce una narrazione raccogliendo tutte le informazioni disponibili sul soggetto, al fine di ricomporre tutta la ricchezza del singolo caso. In questo senso, il pensiero narrativo segue un orientamento orizzontale ed è ideografico, cioè ricerca aspetti relativi al caso singolo. Inoltre, il pensiero narrativo si muove contemporaneamente su quello che è stato chiamato “doppio scenario”:
1. Lo scenario dell’azione: è formato dagli elementi che compongono l’azione stessa. Secondo Propp lo scenario dell’azione è una sequenza di eventi modellata temporalmente raccontata in terza persona, con minime informazioni riguardanti gli stati psicologici dei protagonisti. In tale scenario non c’è alcun riferimento a come le cose sono percepite, sentite, intese o immaginate. Dunque, nello scenario dell’azione le cose accadono o non accadono, e non c’è riferimento a come esse sono percepite dal soggetto.
2. Lo scenario della coscienza: considera i sentimenti e i pensieri dei personaggi e del narratore. Lo scenario della coscienza è concentrato sulla descrizione di come il mondo è percepito o sentito dai vari personaggi, ognuno dalla loro prospettiva. Nelle storie caratterizzate dallo scenario della coscienza il linguaggio è marcato da un forte uso di verbi mentali. Infatti, l’obiettivo di queste storie è di esplorare la natura delle prospettive mentali dei personaggi, invece di riportare fedelmente gli eventi. Addirittura, alcune forme di questo tipo di narrazione sono completamente dedicate alla rappresentazione dello scenario della coscienza, con l’assenza dello scenario dell’azione. Le narrazioni che hanno uno scenario di coscienza, a causa del fatto che hanno a che fare con eventi mentali, richiedono dei processi di interpretazione che sanno trattare con l’intenzionalità e le sue vicissitudini.
Senza dubbio i processi cognitivi che usiamo per interpretare l’intenzionalità umana nelle storie è correlata ai processi che usiamo per comprendere l’intenzionalità umana nella vita, anche se queste due procedure per l’interpretazione dell’intenzionalità differiscono nella nozione di significato. Molta della moderna narrativa usa entrambi gli scenari, mettendoli in un’ambigua relazione; il lettore ha il compito di interpretare entrambi i lati di questo doppio scenario. Il doppio scenario è retto dai cinque principi della drammaticità – azione, personaggi, scopo, ambiente, mezzi – teorizzati da Burke (1945). La logica del pensiero narrativo è meno formalizzata, ma più adatta a trattare azioni umane di quella del pensiero paradigmatico, grazie sia all’esistenza di soggetti svincolati da schemi di risposta, sia alla presenza di contesti sociali non definibili. All’interno di questo tipo di logica i soggetti cercano attivamente i significati, li producono in relazione alla loro esigenza di dare un senso al mondo che li circonda.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Autobiografia come progetto identitario

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Informazioni tesi

  Autore: Antonella Nicolì
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2008-09
  Università: Università degli Studi del Salento
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Scritture giornalistiche e multimedialità
  Relatore: Angelo Semeraro
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 113

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