Crisi di Governo
Parlamentarizzazione delle crisi di Governo
Appare ancora opportuno partire dalla ammissibilità delle crisi extraparlamentari in tutte le declinazioni che esse possono assumere ed in particolare delle crisi volontarie, che non dipendono da accadimenti quali le elezioni politiche generali, la morte, le cause di impedimento permanente o la cessazione dall’ufficio del Presidente del Consiglio, oppure ancora l’elezione del Capo dello Stato. Laddove le crisi extraparlamentari siano provocate da una di tali ragioni pocanzi ricordate, vale a dire a seguito di eventi il più delle volte inevitabili, è naturale che le suddette crisi si aprano per decisione del Governo di rassegnare le proprie dimissioni, poiché richieste dalla eccezionalità delle circostanze. Come osservato, le crisi extraparlamentari discrezionali o volontarie, innescate sulla base di valutazioni di discrezionalità ed opportunità politica, ammesso che rientrano nelle facoltà che l’ufficio comporta, possono suscitare delle perplessità. Le critiche sulla costituzionalità delle crisi volontarie sono già state smentite in precedenza per una pluralità di argomenti. Ed in precedenza si è fatto riferimento anche ad una seconda critica mossa nei confronti di tali crisi, che esula dalla costituzionalità delle stesse, ponendo il dubbio se queste siano irrispettose nei riguardi delle prerogative delle Camere, data la mancanza di un obbligo in capo al Governo di presentarsi in Parlamento in occasione delle proprie dimissioni. Ed è proprio in risposta a questa critica si sarebbe affermata la prassi della c.d. “parlamentarizzazione delle crisi”. Si tratta di una prassi costituzionale nata per rispondere non tanto alle pretese di illegittimità delle crisi volontarie quanto per coinvolgere le Camere nel processo decisionale che porta alle dimissioni. Infatti, “non sembra possibile disconoscere che le crisi extraparlamentari sono conformi allo spirito del sistema costituzionale”.
In linea generale, è possibile pensare alla parlamentarizzazione delle crisi extraparlamentari così com’è stata intesa da Costantino Mortati, vale a dire come via necessaria per una “trasformazione delle crisi da extraparlamentari a parlamentari”, mediante una assunzione di responsabilità da parte delle Camere circa l’apertura della crisi o quantomeno circa la condivisione delle ragioni che hanno provocato una simile presa di posizione da parte del Governo. Vale a dire, attraverso il coinvolgimento del Parlamento nell’iter decisionale che porta al momento distruens di quel legame fiduciario che teneva in vita il Governo. Secondo altri autori invece tale coinvolgimento non farebbe venire meno la natura extraparlamentare della crisi in quanto essa non deriva dall’attivazione di uno degli strumenti previsti o comunque riconducibili all’art. 94 della Costituzione, e così il centro di imputazione della crisi rimane pur sempre il Governo, anche qualora venisse consultato il Parlamento in un eventuale dibattito chiarificatore. Si vedrà nei paragrafi che seguono come una vera parlamentarizzazione delle crisi sia possibile, grazie ad una vincolante presa di posizione da parte delle Camere, espressa mediante voto fiduciario, in occasione del confronto con il Governo dimissionario. Motivo per cui sarebbe corretto affermare che non tutte le modalità, di seguito trattate, portano ad una parlamentarizzazione fattuale delle crisi, ma che essa rimane comunque possibile, assumendo una posizione intermedia tra Mortati, che intende, in generale, la parlamentarizzazione come strumento per trasformare una crisi volontaria in crisi parlamentare, ed il secondo orientamento dottrinario, secondo il quale tale trasformazione non si avrebbe affatto.
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Crisi di Governo
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Informazioni tesi
Autore: | Mirko Depalo |
Tipo: | Laurea magistrale a ciclo unico |
Anno: | 2020-21 |
Università: | Università degli Studi di Bari |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Alessandro Torre |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 272 |
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