Elisir dell'immortalità e naturalismo alchemico. Il Baopuzi neipian di Ge Hong e la medicina alchemica di Paracelso a confronto
Paracelso: fonti, filosofia alchemica, punti di contatto e divergenze con l'alchimia esterna cinese
Dopo aver visto quali sono alcune delle basi dell'alchimia europea da cui essa prende le mosse e si sviluppa, tralasciando, come ricordato anche nel precedente capitolo, di approfondire ulteriormente l'alchimia araba e quella medievale possiamo proseguire con la ricerca di possibili somiglianze tra il pensiero paracelsiano e quello cinese.
Per iniziare, diamo una cornice al pensiero paracelsiano, cominciando col delineare la biografia del pensatore svizzero in modo da iniziare a comprendere l'uomo Paracelso e il suo peculiare pensiero.
Pilipp Theophrastus von Hohenheim, più tardi conosciuto come Paracelso, è una figura singolare in un contesto singolare quale quello del mondo rinascimentale.
Come varie figure appartenenti al periodo sopra nominato, egli costituisce un paradosso, dal punto di vista del senso comune dell’epoca in cui viviamo. Per molti versi le sue idee hanno contribuito a fondare la medicina odierna, però egli credeva fermamente nell’astrologia e negli spiriti elementali; era un empirista dichiarato ma seguiva un metodo "scientifico" che non si basava sulla quantità come quello galileano, le sue idee erano improntate al pensiero magico ma erano molto più avanzate rispetto al nozionismo galenizzante di molti dei suoi colleghi contemporanei.
Per citare quanto ha scritto Jolande Jacobi come introduzione all’opera su Paracelso da lei curata: “Per questo, voler delineare nella sua interezza e singolarità Paracelso, quest’uomo enigmatico d’un tempo di transizione, questo spirito arbitrario carico del dinamismo di un’epoca agónica e pugnace […], sembra avere poche speranze di riuscita.”. Oppure si potrebbe citare il mentore della Jacobi, Carl Gustav Jung il quale, sia pur in funzione della sua lettura psicologica della figura del pensatore svizzero, scrisse ben due saggi su Paracelso: “Per così dire, in ogni pagina appare in un modo o nell’altro l’umano, spesso troppo umano, di questa personalità tanto forte quanto speciale”.
Inoltre Paracelso è assai più vicino alla prospettiva olistica del’alchimia cinese dei suoi antecedenti medievali, come nota anche Philipp Ball nel suo recente saggio su Paracelso (il quale nonostante la ricchezza di informazioni, appare dominato da un tono a volte troppo narrativo): “L’ottica di Paracelso pare quindi spesso molto più vicina all’alchimia cinese che non a quella dei suoi predecessori e contemporanei occidentali […].”
Una delle difficoltà dello studiare Paracelso sta nella scarsità di notizie biografiche certe sul suo conto; in quanto si tratta di una figura estremamente controversa e dalla vita travagliata, è difficile trovare elementi di assoluta obiettività tra le accuse dei suoi detrattori, l’agiografia romanzata fattane dai suoi seguaci e le leggende popolari fiorite intorno alla sua figura, mentre un altro problema per chi si dedichi allo studio degli scritti paracelsiani è la terminologia
Il suo latino non era pessimo come avrebbero preteso i suoi detrattori, il punto è che Paracelso ne faceva un uso che si potrebbe definire estremamente libero; inoltre in ogni suo libro vi è un’abbondante quantità di neologismi e interpretazioni proprie di concetti che altrove hanno un significato diverso.
Paracelso era figlio di Wilhelm von Hohenheim, a sua volta figlio illegittimo di un nobile svevo dela famiglia Bombast von Hohenheim, laureato in medicina presso l’università di Tübingen, sceso a cercare in Svizzera un luogo dove poter esercitare la propria professione, e successivamente spostatosi a Villach, in Carinzia.
Paracelso nacque ad Einsiedeln, nel cantone di Schwyz. L'anno di nascita è incerto, ma gli studiosi paracelsiani sono generalmente d'accordo nell'indicare la primavera del 1494. Fu battezzato Philipp Teophrast (chiaramente in onore al discepolo di Aristotele suo successore alla guida del Liceo) anche se neanche su questo c'è accordo unanime; ad esempio, secondo Pagel, lo stesso Paracelso lo avrebbe aggiunto in seguito. Della madre si sa di certo soltanto che morì quando il giovanissimo Teofrasto aveva pochi anni di vita.
In seguito, si trasferì con il padre a Villach, importante centro minerario dell’epoca, dove fu suo insegnante, Joachim Vadianus (von Watt), umanista ed amico personale del riformatore Ulrich Zwingli, il quale in seguito fu rettore dell'università di Vienna.
Secondo quanto egli stesso scrisse, tra i suoi tutori ci fu anche un "abate di Spanheim", nel quale si può quasi certamente riconoscere il Johanes Tritemius abate di Sponheim, autore della Steganographia e conosciutissimo nei circoli dei praticanti della magia naturale di tutta Europa a cavallo tra '400 e '500. La notizia è dubbia, ma spiegherebbe l'interesse e la dimestichezza di Paracelso con l'alchimia e i principi della magia naturalis.
Sempre secondo quanto egli stesso riferisce, accennandolo in vari punti negli scritti della maturità, fu indirizzato giovanissimo allo studio della natura e dei minerali. Probabilmente ciò è dovuto al trascorrere la sua prima giovinezza in un centro minerario, Villach, come già ricordato, dove la famiglia Fugger possedeva numerosi giacimenti minerari, sopratutto d'argento, cosicché iniziò a praticare l'alchimia. Paracelso negli anni successivi decise di studiare medicina.
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Informazioni tesi
Autore: | Patrizio Qualireto |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2010-11 |
Università: | Università degli Studi di Napoli "L'Orientale" |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Filosofia teoretica, morale, politica ed estetica |
Relatore: | Chiara Ghidini |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 122 |
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