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Analisi dell’impatto del software open source sulle forniture ICT per le pubbliche amministrazioni

P.A. come licenziante di software open source

Il coinvolgimento di una Pubblica Amministrazione nel fenomeno dell’open source può presentarsi anche in una forma diversa: può darsi l’ipotesi che sia la stessa P.A. ad assumere la veste del licenziante, e a decidere quindi di dare in licenza, in modalità open source, un software di sua proprietà, che ha sviluppato essa stessa, oppure che è stato sviluppato ad hoc da un fornitore secondo le indicazioni della P.A. stessa, quindi tenendo conto delle sue specifiche esigenze.

Ci si potrebbe chiedere quali motivazioni possano indurre una Pubblica Amministrazione ad una scelta di questo tipo, ovvero a mettere a disposizione della generalità degli utenti con una licenza di tipo open source un software di cui ha la proprietà, senza ottenere alcun concreto ritorno di tipo economico. L’attenzione va posta principalmente sulla particolare utilità che il programma, per le sue particolari funzionalità, può presentare per la collettività, tale da rendere opportuno che tutti possano procurarsi e utilizzare quel software senza difficoltà; utilità che si presta a essere inquadrata nell’ottica di un interesse generale, che sia in grado di giustificare una decisione di questo tipo. Vanno considerati i benefici che per l’Amministrazione possono provenire dagli apporti forniti per lo sviluppo del programma dalla generalità degli utenti, quindi dalla comunità open source. In sostanza, la P.A., licenziando il software in modalità aperta, intende innescare un coinvolgimento collaborativo di altri soggetti, anche privati, per favorire gli sviluppi e i miglioramenti del software. A tal proposito, sono diverse le considerazioni che meritano di essere fatte.
La prima considerazione riguarda il tipo di licenza open source che per la P.A. può essere più conveniente scegliere. Una licenza come la GNU GPL, in virtù della quale ogni modifica apportata al programma da qualsiasi licenziatario dovrà essere messa a disposizione di tutti gli altri utenti, in caso di ulteriore distribuzione, secondo i medesimi termini di licenza, sarà preferibile. In sostanza, con una licenza di questo tipo, non sarà possibile rendere proprietarie le versioni modificate del programma, di fatto facendole fuoriuscire dal circuito dell’open source, cosa che sarebbe invece perfettamente praticabile con una licenza molto permissiva, come ad esempio la Apache License. Ciò, evidentemente, consentirebbe all’Amministrazione di fruire a sua volta degli sviluppi successivi del programma, per i quali l’Amministrazione stessa non dovrà affrontare alcun tipo di spesa.

Un altro aspetto che non va trascurato è che non necessariamente il software licenziato in modalità open source dalla P.A. sarà in grado di suscitare in maniera significativa l’interesse degli sviluppatori, così da favorire effettivamente una sua evoluzione e un suo progressivo miglioramento, attraverso gli apporti dei vari utenti. Sarà probabilmente opportuno che la P.A. si faccia promotrice di iniziative volte a coinvolgere in maniera concreta altri soggetti, allo scopo di creare attorno al suo software una tipica comunità open source e di sfruttarne i vantaggi.
A titolo di esempio in seguito viene presentato il caso del Consorzio dei Comuni dell’Alto Adige, caso di acquisizione di software open source lasciando software proprietario.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Analisi dell’impatto del software open source sulle forniture ICT per le pubbliche amministrazioni

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Informazioni tesi

  Autore: Cipriano Leonetti
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Roma Tor Vergata
  Facoltà: Ingegneria
  Corso: Ingegneria gestionale
  Relatore: Agostino La Bella
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 176

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