La parola ''Baixaria'': tra lingua e società del Brasile
Osservazioni a livello pragmatico sulla parola baixaria circa gli studi presentati sulla società e sulla cultura del pregiudizio
Nel primo capitolo si è parlato del significato della parola baixaria, delle sue varie definizioni e dei possibili contesti d’uso, tra i quali quello mediatico. Si è dovuto aspettare però il secondo capitolo per poter avvicinarsi più dettagliatamente ai complessi meccanismi esistenti nella società brasiliana che potrebbero essere i protagonisti della necessitâ di baixaria nell’inventario quotidiano brasiliano. Solo dopo aver compreso i principi fondamentali che reggono la divisione ordinata delle classi, la discriminazione sociale e razziale, il pregiudizio onnipresente, la struttura personalizzata del potere, i sentimenti conflittuali tra etnie e caste e l’ossessione per la gerarchizzazione é possibile proporre un’interpretazione più completa della parola secondo appunto i principi della pragmatica, vale a dire illustrando lo scopo per il quale la parola viene utilizzata in un determinato contesto fortemente influenzato da molteplici fattori extralinguistici. Si cercherà di seguire un ordine piuttosto logico per guidare il lettore attraverso l’immedesimazione della parola con alcuni fattori extralinguistici analizzati.
In primo luogo, come è stato ampiamente sostenuto da esperti, in Brasile non esiste segregazione razziale che differenzi i neri dai bianchi e di conseguenza i loro diritti; in Brasile, si presume che tutti siano considerati alla pari a prescindere dalla razza, anche quest’ultima non definita. Dunque, ne consegue che il razzismo non appartenga all’identitâ della nazione brasiliana (anzi, si vanta un sentimento collettivo di affetto, gentilezza e solidarietà con il prossimo) e che qualsiasi atto che si avvicini ad una manifestazione di razzismo debba essere severamente punito, incluse le offese verbali. Ecco che si arriva alla necessità di adottare una parola neutra, che non lasci trapelare un messaggio carico di riconoscibili offese direttamente allusive al colore di pelle e per questo motivo di discriminazione.
Baixaria infatti, sì, rimanda a qualcosa che potrebbe essere “bassamente” morale, ma non allude per questo a specifiche caratteristiche etniche, così come non allude a specifiche caratteristiche sociali (povero, criminale, senza vergogna, corrotto, ladro etc.). Il fatto in sé di voler volutamente astenersi dall’ esplicitare maleducazione o mancanza di rispetto adottando una parola neutra (soprattutto nel caso delle persone dell’èlite) é dettato da quella dottrina di buona apparenza e falso moralismo tipico della classe dominante che ha ereditato dall’epoca della schiavitù fino ad oggi. Baixaria calza come un guanto il concetto teorico del pregiudizio di non avere pregiudizi e può raccogliere in una parola tutti quei sentimenti di ostilità verso il diverso che la classe bianca ha sviluppato nel corso della storia coloniale e moderna. Inoltre, la scelta é dettata dall’estrema attenzione a guardarsi dal far trapelare un possibile conflitto sociale o etnico, poichè in Brasile ammettere l’esistenza di una crisi é motivo di sgomento e male catastrofico, assolutamente da evitare per mantenere l’ordine sociale e soprattutto economico accuratamente pianificato dalla classe dominante.
La parola baixaria risulta quindi una soluzione perfetta per ovviare a tutti questi ostacoli strutturali, quasi assumendo le modalitâ del “jeitinho” studiato da Roberto Da Matta: è infatti una scorciatoia verbale che passa per vie non previste dalla legge per poter dire ciò che si vuole. Seguendo sempre le orme di Da Matta, baixaria è una valida opzione allo scopo di separare socialmente i due interlocutori o il parlante e l’oggetto a cui ci si sta riferendo, intenzione dettata dalla fede nel “cada qual em seu lugar” (Da Matta, 1997), “ciascuno al posto suo”. Baixaria serve a collocare quel ciascuno in una posizione bassa, supponendo per esclusione che chi la pronuncia si trovi in una posizione alta, superiore, necessità quasi inconscia di dover emanciparsi come persona difronte a un individuo, che può essere definito tale per tantissime ragioni diverse, dovuto alla dilagante “non definizione” che abbraccia tutti gli aspetti della società. Il sentimento che il parlante sente nel momento in cui crede che un oggetto o una persona meritino di essere chiamati baixaria è il desiderio di distanziarsi da qualcosa o qualcuno che non ha nulla a che vedere con la sua integrità morale e la sua posizione ed immagine sociale: non é permessa l’uguaglianza ma si ricerca l’esclusivitâ personale, ben definita quando è separata dal diverso. Per questa ragione baixaria funziona per differenziazione e non per esaltazione del parlante.
Il successo dell’occorrenza di baixaria é proprio dovuto alla sua peculiare abilità di non definire, di non essere univoca e quindi risultare perfetta alle esigenze di una società con altrettante caratteristiche peculiari come quella del Brasile. Un segno lampante del successo ottenuto dalla parola si riconosce quando questa non è più usata solamente dalla porzione di popolazione bianca o ricca della società come strumento di potere linguistico, ma quando essa è presente nel repertorio linguistico delle fasce più emarginate, per la maggior parte composte da persone nere o mulatte. Così come si riesce a far sì che la mentalità della rinnegazione della negritudine si tramandi agli stessi afrobrasiliani secondo i passaggi riportati da Ribeiro, anche una parola creata per la discriminazione di persone od oggetti inferiori riesce ad infiltrarsi in quelle stesse fasce inferiori che adottano secondo le loro circostanze la parola baixaria, quasi come segno di autenticazione, di avvicinamento a quelle persone che possono usarla per davvero perché si è economicamente e socialmente superiori. Ma, in questo capitolo, dopo aver parlato a lungo della discriminazione di razze, di africani e mulatti, ci si propone anche di illustrare al lettore perché coloro sono trattati con tale rifiuto e perché è così necessario trovare una parola che permetta di offendere a tutti costi. I target della parola baixaria molto spesso sono le persone di etnia non bianca, dunque bisogna capire perché esiste tanto accanimento verso le altre etnie esistenti in Brasile, la loro storia e la loro formazione all’interno di un paese così vasto e oggetto di una violenta colonizzazione.
Questo brano è tratto dalla tesi:
La parola ''Baixaria'': tra lingua e società del Brasile
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Informazioni tesi
Autore: | Michela Di Franco |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2018-19 |
Università: | UNINT - Università degli studi Internazionali di Roma |
Facoltà: | Interpretariato e Traduzione |
Corso: | Cultura e società dei paesi di lingua portoghese |
Relatore: | Gislaine Simone Silva Marins |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 54 |
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