La ''tradizionale'' lavorazione della canapa tra Modena, Ferrara e Bologna
Origine e diffusione della coltura della canapa in Italia ed in Emilia
La canapa (Cannabis sativa) è una pianta erbacea a ciclo annuale di colore verde scuro, ha radice fittonante di 30 - 40 centimetri. Il fusto è conico, cavo a maturazione, può raggiungere un'altezza di 4 metri ed è libero da foglie nelle coltivazioni seminate fitte allo scopo, mentre è ramificato se la pianta è isolata. La pianta è dioica, cioè con sessi separati su individui diversi. Dal fusto proviene la materia tessile (tiglio) costituita dalle fibre e dalla corteccia. La canapa ha numerose varietà, la più pregiata, era la gigante italiana, che aveva rese molto superiori rispetto a quelle di taglia bassa coltivate all'estero.
Questa pianta che da tempi remoti fu utilizzata per filati, tessuti, e per la produzione di carta, trovò condizioni favorevoli di clima e terreno in Emilia (nelle province di Bologna e Ferrara anche se buoni quantitativi prodotti si riscontrano in Campania), dando origine ad un'ingente produzione e lavorazione della pregiata fibra, che creò i presupposti per un circolo commerciale che interessava buona parte della società dell'epoca (dal contadino all'industriale), rappresentando un'ottima fonte di guadagno per quanti vi lavoravano.
Originaria dell'Asia centrale, la canapa era coltivata da alcune popolazioni come Mongoli, Tartari, Giapponesi, prima che fossero conosciuti il cotone e la seta. In Cina già nel 2700 a.C. la canapa era considerata la principale pianta tessile. Si trova menzionata in antiche opere cinesi, tra cui lo Shu-King ( opera scritta 500 anni prima di Cristo) dalla quale risulta che era già stata classificata nelle sue due forme maschile e femminile. Fra i Greci antichi non se ne parla, non si trova menzionata né da Esiodo, né da Omero, né da Teofrasto. Tanto gli antichi Ebrei, quanto gli Egiziani, sembra non la conoscessero, considerando che non se ne trova notizia alcuna. Presumibilmente arrivò in Italia attraverso una delle tante invasioni che il nostro paese subì, passando per la Russia e i paesi Balcanici. Niccolini sostiene che la canapa:
«sarebbe stata introdotta nel ferrarese dai romani. Scomparsa nell'alto medio evo, vi sarebbe riapparsa nell'età comunale. Di nuovo abbandonata nel seicento, per la decadenza dovuta al malgoverno delle acque, sarebbe stata reintrodotta nelle campagne ferraresi all'inizio del sec. XVIII ad opera di agricoltori bolognesi» (Niccolinì, 1939, 16)
Le prime notizie certe sulla coltivazione della canapa in Italia si trovano nel De re rustica di Collumella e nella Naturalis Historia di Plinio il Vecchio nel I secolo d.C. Le informazioni contenute in questi scritti. non sono troppo dettagliate, quindi fanno pensare che la canapa fosse una coltura ancora scarsamente diffusa e poco importante, superata notevolmente, in quei tempi, da quella del lino la cui fibra era usata per tele d'uso domestico (lenzuola, asciugamani, vestiti) e per la fabbricazione delle vele. Lo scarso uso che ne fecero i Romani forse, si può far risalire al fatto che essi ritenevano che non potesse reggere all'umido; Plinio il Vecchio dice espressamente che deve preferirsi il suo uso all'asciutto ( Plinio, XIX, 2).
Passano più di mille anni senza che si abbiano notizie sulla coltura della canapa. Nel De Agricoltura di Pietro de Crescenzi (1230-1321), agronomo bolognese del XIII secolo, le informazioni intorno a questa coltivazione sono parsimoniose e poco illustrate. Nello Statuta Ferraria del 1287 si trovano varie norme riguardanti la coltivazione e la filatura nella città di Ferrara e nel suo distretto. [...]
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La ''tradizionale'' lavorazione della canapa tra Modena, Ferrara e Bologna
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Informazioni tesi
Autore: | Valentino Marchetti |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2006-07 |
Università: | Università degli Studi di Bologna |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Scienze Antropologiche |
Relatore: | Zelda Alice Franceschi |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 332 |
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