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Musica, emozioni e cervello. Studi recenti sulla neuropsicologia delle emozioni evocate dalla musica.

Organizzazione cerebrale delle emozioni musica-indotte

Gli studi di neuroimmagine fin qui descritti hanno ampiamente evidenziato, quindi, il ruolo dell’amigdala e di altre componenti del sistema limbico nell’elaborazione delle emozioni evocate dalla musica. Ulteriori evidenze sull’organizzazione cerebrale e la specializzazione emisferica per l’elaborazione della musica e delle emozioni musicalmente indotte provengono anche dagli studi di lesione condotti da Isabelle Peretz su pazienti amusici (Peretz et al., 1998, Peretz, 2002).
In particolare, Peretz descrive il caso di una giovane donna, I.R., che soffriva di una grave forma di amusia (non era in grado cioè di riconoscere stimoli musicali e aveva perso le capacità di espressione musicale), in seguito a un danno cerebrale bilaterale causato da un intervento chirurgico per la chiusura di aneurismi nelle arterie cerebrali medie destre e sinistre. I.R., che era cresciuta in un ambiente musicalmente stimolante, e per la quale la musica rappresentava una parte importante della sua vita, non riusciva più a riconoscere melodie che le erano familiari prima dell’intervento, non poteva impararle nuovamente perché le melodie non lasciavano più alcuna traccia nella sua memoria, e infine non era più in grado di cantare. Nonostante questo, però, era ancora in grado di apprezzare la musica e attribuire ai brani ascoltati la giusta valenza emotiva. Lo studio di Peretz e colleghi è stata la prima ricerca nel vasto ambito dell’emozione musicale e della cognizione. Non era infatti mai stata considerata, prima, una possibile dissociazione tra capacità di giudizio emozionale e capacità di analisi strutturale in pazienti con danno cerebrale (Peretz et al., 1998).
La capacità di riconoscere la valenza emotiva della musica richiede, con tutta probabilità, l’uso di una conoscenza sofisticata della struttura musicale. Eppure, il fatto che un danno cerebrale esteso possa risparmiare questa capacità sembra indicare che il ricorso a questa conoscenza sia immediato, e accessibile anche ai non musicisti, senza un’elaborazione consapevole. Quindi, l’apprezzamento emotivo della musica potrebbe a ragione essere considerato il prodotto di un’organizzazione corticale specializzata, condivisa dalla maggior parte dei membri di una data cultura musicale, considerazione che avallerebbe l’ipotesi delle basi biologiche e del carattere universale e innato delle emozioni musicali e della loro funzione comunicativa e sociale nella specie umana (Peretz, 2010).
Esaminando le emozioni musicalmente indotte da una prospettiva neurobiologica, Peretz ne descrive l’organizzazione cerebrale e la specializzazione emisferica, affermando che nell’elaborazione della musica l’emozione e la percezione si possono separare a due livelli: in una fase iniziale, dopo una rapida analisi acustica dell’input musicale, oppure in una fase successiva, dopo un’analisi dettagliata delle caratteristiche musicali.
Per esempio, un improvviso accordo dissonante o il fragore inatteso di due cembali, può suscitare una reazione rapida, istintiva, nella via subcorticale, senza un’analisi dettagliata del suono. Questo ruolo di allerta è probabilmente quello più spesso sfruttato, per esempio, nelle colonne sonore dei film dell’orrore. Diversamente, l’alternanza frequente tra modo maggiore e minore nella musica Klezmer sembra più plausibilmente mediata a livello corticale.

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Musica, emozioni e cervello. Studi recenti sulla neuropsicologia delle emozioni evocate dalla musica.

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Informazioni tesi

  Autore: Sabina Delfrati
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Milano - Bicocca
  Facoltà: Psicologia
  Corso: Scienze e tecniche psicologiche
  Relatore: Angelo Maravita
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 32

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