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Relazioni tra sonno ed alterazioni metaboliche

Obesità e sindrome delle apnee ostruttive del sonno (OSAS)

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) “sovrappeso e obesità sono definiti come anormale o eccessivo accumulo di grasso che presenta un rischio per la salute. Una misura grezza di obesità della popolazione generale è l'indice di massa corporea (BMI) ovvero il peso di una persona (in chilogrammi) diviso per il quadrato della sua altezza (in metri). Una persona con BMI pari o superiore a 30 è generalmente considerata obesa, una persona con BMI pari o superiore a 25 è considerata in sovrappeso. Sovrappeso e obesità sono fattori di rischio per una serie di malattie croniche, tra cui diabete, malattie cardiovascolari e cancro. Considerati una volta un problema specifico in paesi ad alto reddito, sovrappeso e obesità sono ormai drammaticamente in aumento in paesi a basso e medio reddito, in particolare in ambiente urbano” (cit. https://www.who.int/topics/obesity/en/). La relazione tra sonno e obesità è stretta infatti molti studi epidemiologici e dati sperimentali mostrano come la privazione di sonno può provocare disfunzioni metaboliche e favorire l’insorgenza di obesità; inoltre l’architettura del ciclo veglia-sonno risulta alterata negli obesi soprattutto a causa della Sindrome delle Apnee Ostruttive durante il sonno (Obstructive Sleep Apnea Syndrome- OSAS), patologia ad alta prevalenza tra queste persone (Fava, Montagnana, Favaloro, Guidi, Lippi. 2011).
La sindrome delle apnee ostruttive è caratterizzata da continue ostruzioni delle vie aeree superiori durante il sonno. Le vie aeree superiori sono rappresentate da naso, cavità orale, fosse nasali, seni paranasali e faringe: queste costituiscono il primo tratto dell’apparato respiratorio. Le apnee derivano dalla combinazione di caratteristiche anatomiche che restringono le vie aeree superiori, ad esempio l’eccesso di adipe nella zona perifaringea, e l’effetto di una compensazione neuromuscolare insufficiente durante il sonno, ovvero l’incapacità di mantenere la respirazione a livelli ottimali per il funzionamento dei polmoni. Questa sindrome può presentarsi a tutte le età e prevale nel sesso maschile; è spesso associata a (ed è potenziale causa di) condizioni mediche debilitanti tra cui ipertensione, malattie cardiovascolari, malattie coronariche, diabete, sindrome da insulino-resistenza chiamata anche sindrome metabolica, depressione e incidenti correlati alla sonnolenza diurna (Downey R., 2011). È inoltre associata a obesità e anomalie fisiche di naso e gola. Grazie alla registrazione simultanea delle varie attività fisiologiche durante il sonno mediante polisonnografia, è emerso che chi soffre di OSAS presenta più di 5 eventi apneici per ora di sonno e che, tali apnee, durano più di 10 secondi (American Academy of Sleep Medicine Task Force, 1999).I sintomi tipici della sindrome OSA sono russamento, sonnolenza diurna, apnee notturne (riferite dai partner), difficoltà di concentrazione e di memoria, sudorazione notturna, dispnea da sforzo respiratorio per aumento della pressione intratoracica con aumentato ritorno venoso ed aumentata pressione, reflusso gastroesofageo con episodi di dolore notturno, cefalea al risveglio, nicturia (disfunzione dell’apparato urinario), xerostomia (scarsa ed alterata secrezione salivare), disturbi del comportamento e dell’umore (ansia e depressione), riduzione della libido e/o impotenza (Perrone et al. 2004).L’eccesso di adipe potrebbe essere direttamente proporzionale alla gravità dell’OSA: il grasso, infatti, comprimendo direttamente collo, torace e/o addome potrebbe provocare un malfunzionamento dell’apparato respiratorio. Anche se le donne tendono ad avere, proporzionalmente, un livello maggiore di massa grassa rispetto agli uomini, esse tendono anche a distribuire l’eccesso di grasso nella periferia corporea, ad esempio glutei, fianchi e cosce. Gli uomini, invece, tendono a distribuire l’eccesso di adipe più centralmente, ad esempio sull’addome e sul collo; questo potrebbe spiegare il maggior grado di incidenza dell’OSAS nel sesso maschile (Simpson et al. 2010). La diagnosi di OSAS è difficile ma sembra che abbia un’incidenza del 5% circa sulla popolazione generale, con una prevalenza del 9% nei soggetti di sesso femminile e del 24% in quelli di sesso maschile (Perrone et al. 2004).

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Relazioni tra sonno ed alterazioni metaboliche

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Informazioni tesi

  Autore: Giulia Vandini
  Tipo: Diploma di Laurea
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Bologna
  Facoltà: Psicologia
  Corso: Psicologia
  Relatore: Giovanna Zoccoli
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 41

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