'Love addiction': con-fusione e patologia nella relazione di coppia.

La famiglia odierna, rispetto al modello tradizionale stabile e unito, presenta legami sempre più confusi ed instabili. Lo stravolgimento dei riferimenti, come ad esempio le attribuzioni di ruolo che vedono la donna impegnata come madre ma anche, spesso, come donna in carriera, hanno alterato i suoi punti di riferimento e di conseguenza anche i valori e gli strumenti educativi, in modo particolare il modo di educare e di relazionarsi con i figli.
Dunque durante le diverse generazioni e i momenti storici la famiglia ha subito cambiamenti sostanziali, che ne hanno modificato i valori e gli equilibri, attribuendo un peso differente alle questioni legate alla responsabilità e libertà. Alcuni autori sottolineano come in questi ultimi decenni si sia passati dalla “famiglia etica e normativa” alla “famiglia affettiva” (Pietropolli Charmet,2000; Scabini Cigoli,2000).

Mentre l'obiettivo della prima era quello di dare regole forti e ben definite, la famiglia affettiva è più propensa a trasmettere amore piuttosto che norme, i genitori affermano che il loro desiderio è di garantire sicurezza e serenità ai propri figli attraverso la comprensione della loro vera natura, insomma "costruire" dei figli felici (Pietropolli Charmet, 2000).
L'atteggiamento finalizzato al controllo, al conseguimento dei propri obiettivi e delle proprie aspettative, la paura dell'allontanamento dei figli, l'incapacità di dire "no" per timore di perdere l'amore della prole ha trasformato il processo educativo dell'e-ducere (tirar fuori le potenzialità dell'individuo) in un processo seduttivo: se-ducere (separare, distrarre dal bene con lusinghe).

Dall'educazione che si prospetta come forma di insegnamento forte, carica di contenuti e di normatività, si passa alla seduzione, arma che lavora sull'inganno e sull'insidia, che non promuove l'autonomia sia di chi la utilizza, sia di chi la subisce. La seduzione non implica responsabilità, non stimola il fare, il costruire a lungo termine, ma si accontenta di brevi e fugaci vittorie che nell'immediato sembrano placare l'ansia di perdere l'oggetto, ma non fanno evolvere.

Il processo di crescita e di emancipazione della persona affonda le radici nella famiglia, nello stile educativo dei genitori, nella capacità della famiglia di rinunciare al desiderio di possedere, trattenere, preoccuparsi per l'incolumità del figlio, di proiettare sul figlio i desideri a cui hanno dovuto rinunciare. Uno dei motivi di questa trasformazione epocale della famiglia è infatti il divario tra due generazioni dove la prima si porta addosso rinunce, stili educativi autoritari, sacrifici. Pensando di fare cosa giusta i nuovi genitori cercano di evitare tutto questo ai figli, bloccandone invece la crescita, favorendo una sorta di incompetenza affettiva che toglie la possibilità di pensarsi, di pensare le proprie emozioni, di utilizzare appropriate modalità espressive per comunicare i loro turbamenti.
Il motore della vita è il desiderio, il desiderio nasce per qualcosa che non c'è, che appare lontana e per ottenere la quale occorre lottare, lavorare, talvolta soffrire. Ma alla fine la meta raggiunta ci ricompensa, e quante volte abbiamo affermato una volta giunti alla meta, che forse era più ricca di stimoli la strada per raggiungerla?
Questo è il punto che la famiglia deve comprendere.