Un poema cavalleresco in sesta rima: Il libro d'arme e d'amore chiamato ''Leandra'' di Pietro Durante da Gualdo

Un elemento caratterizzante della Leandra di Pietro Durante è la tendenza alla sentenziosità ed al moralismo, la necessità di indugiare con commenti, a volte con proverbi, ma più frequentemente con l’insistenza del discorso, sugli avvenimenti che animano il poema. Tale caratteristica accomuna l’opera di Durante a quella di altri due poemi più o meno contemporanei, il Mambriano del Cieco da Ferrara e l’Innamoramento di Orlando di Niccolò degli Agostini1.
Al contrario del Mambriano, dove per esempio tali riflessioni si ritrovano soprattutto all’inizio dei canti, nella Leandra si può affermare che esse non solo sono numerosissime, ma permeano l’intero poema, conferendo ad esso una natura quasi didascalica, oltre a quella epica già evidente nella narrazione.
Ci sono dei temi ricorrenti che possono essere individuati durante la lettura dell’opera, e che si catalogano in questo modo:
- il tradimento, inteso come inganno operato sia nell’ambito di una relazione uomo-donna, sia nel rapporto di amicizia-solidarietà;
- l’ingiuria, vale a dire l’offesa, ma ancora più precisamente la calunnia;
- l’invidia e la malvagità, che si legano inevitabilmente al tema precedente,
- la virtù, giustamente contrapposta alle valenze negative finora elencate;
- la fortuna, intesa sia come buona sorte, sia come destino ineluttabile;
- la fama e l’onore, che sono la componente principale della statura morale dei paladini;
- l’amicizia e l’inimicizia,
- la fiducia;
- l’amore, che insieme al tradimento è l’argomento su cui Durante si dilunga maggiormente;
- la bellezza, imprescindibile dall’amore,
- i sentimenti in generale.
Poco spazio è dato invece al motteggiamento puro, all’uso dei proverbi, riscontrabile soltanto in due brevi passi del primo canto. L’analisi successiva metterà in evidenza la trasversalità di alcuni temi rispetto all’intero poema.