Il nome proprio: processi semiotici dell'inglese e dell'italiano nei racconti di Richard Scarry

Il nome -ipotesi di esistenza o di accadimento- designa una possibile entità o un evento secondo due diverse modalità semiotiche che corrispondono alla distinzione tra nomi propri e nomi comuni.
La caratteristica principale dei nomi propri (Francesca, Roma, Milan, Naturalismo, Porsche) è l’opacità semantica. Essi designano, cioè individuano, senza denotare (senza caratterizzare): quando effettivamente si pronuncia il nome proprio “Ambrogio” si intende individuare una determinata persona, in particolare un essere umano di sesso maschile, ma non attraverso delle precise caratteristiche di questa, perché non c’è modo specifico di “essere Ambrogio”.
Infatti possiamo affermare che “il nome proprio è una denominazione convenzionale che designa grazie al fatto che è condivisa tra soggetti che comunicano. La designazione avviene nel nome proprio attraverso un procedimento di tipo deittico, dove la struttura semantica che per il nome è in genere è “la x fatta così e così” diventa l’istruzione “indvidua la x chiamata con questa nome nel nostro contesto”.
Differente è il discorso per il nome comune, in quanto la designazione avviene attraverso un procedimento semantico. Infatti il nome comune (ragazza, città, squadra, movimento, azienda) designa denotando, cioè grazie alle caratteristiche che caratterizzano le entità cui esso si riferisce.