Il mondo del gioco per il bambino
Nascita del gioco e formazione del simbolo
Il gioco nasce dal rilassamento dello sforzo adattivo e dal mantenimento o esercizio delle attività per il solo piacere di dominarle e di ricavarne un sentimento di virtuosità o di potenza. Secondo K. Groos il gioco è “preesercizio” degli istinti essenziali e, quindi, seguendo la sua teoria, sarebbe possibile far risalire il gioco allo stadio delle azioni adattive puramente riflesse. Tuttavia risulta difficile considerare abilità ed esercizi riflessi come qualcosa che vada oltre il semplice prolungamento del piacere (né è un esempio la suzione).
Secondo Jean Piaget si può parlare di gioco del bambino nel “terzo stadio” quello delle “reazioni circolari secondarie” che si colloca intorno ai quattro – otto mesi. In questo stadio le relazioni circolari del bambino sono dirette sia verso il proprio corpo (come nel “secondo stadio” o “delle relazioni circolari primarie”), sia verso gli oggetti manipolati con un’intenzionalità sempre crescente che permette al bambino di comprendere i fenomeni nuovi, sì da aggiungere al piacere funzionale il piacere di essere causa.
Intorno agli otto – dodici mesi nel “quarto stadio” o stadio della “coordinazione degli schemi secondari” si verifica l’applicazione di schemi noti a situazioni nuove e la combinazione di schemi a situazioni ludiche:è la mobilitazione degli schemi che permette la formazione di vere e proprie combinazioni ludiche e, così, il soggetto passa da uno schema all’altro, non ancora per provarli successivamente, ma solo per impossessarsi di essi senza alcuno sforzo di adattamento e di definirli mediante l’uso.
Se gli schemi che vengono applicati all’inizio possono apparire privi di uno scopo esterno, ben presto per J. Piaget passano dall’essere semplice occasione dell’attività propria senza scopo né sforzo di adattamento ad essere “riattualizzati”, escono cioè dal loro contesto adattivo e vengono utilizzati per essere imitati o recitati plasticamente. Questa “riattualizzazione” prepara la formazione dei giochi simbolici dove il rituale ludico si trasforma in simbolo e il bambino comincia ad avere coscienza della finzione: sa di “far finta”.
Intorno ai dodici – diciotto mesi, nel “quinto stadio” o stadio delle “relazioni circolari terziarie” il nostro si diverte a combinare gesti senza rapporto tra loro e senza cercare realmente di sperimentare: ripete i gesti ritualmente per farne un gioco di combinazioni motrici e, a differenza delle combinazioni dello stadio precedente che erano ricavate dagli schemi adattivi, questa volta esse sono costituite da gesti ripetuti ed associati ad altri schemi per cui sono immediatamente ludiche e non hanno alcun carattere adattivo alle circostanze esterne.
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Il mondo del gioco per il bambino
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Informazioni tesi
Autore: | Raffaella Di Nardo |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2007-08 |
Università: | Seconda Università degli Studi di Napoli |
Facoltà: | Psicologia |
Corso: | Scienze psicologiche |
Relatore: | Carla Poderico |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 48 |
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