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Le ossessioni terrene di Petrarca – amore e fama – e il tentativo di risoluzione nei Triumphi

Mutatio animi e il tentativo di un’autorappresentazione ideale

Proprio l’inquietudine e la frammentazione rendono accidentato il percorso che dovrebbe condurre alla perfezione morale e, dunque, alla salvezza: il poeta vorrebbe lasciare di sé un’immagine unitaria che compie un percorso lineare, ma la realtà è che il cammino è, piuttosto, intervallato da incertezze, cadute e passi indietro: quello che si scorge è, «dietro l’elaborata unicità del ritratto letterario, l’irriducibile molteplicità del Petrarca uomo»39. Come già accennato, frammentarietà e incostanza del percorso sono dovute, tra l’altro, anche agli imprevedibili e repentini mutamenti della fortuna.
È nota la difficoltà degli studiosi nel datare le composizioni delle opere petrarchesche: questo perché i lavori di Petrarca constano di differenti redazioni e sono stati sottoposti a un continuo esame di correzione e revisione che si protrae per larga parte della sua vita. Si pensi ad esempio alle Familiares, la raccolta più significativa della propria produzione epistolare: si tratta del prodotto di un lavoro di selezione, rielaborazione e seriazione delle lettere preesistenti, ma, soprattutto, della scrittura ex novo di intere lettere. Questo ci fa capire che non bisogna considerare le Familiares un resoconto fedele della vita di Petrarca, in quanto il fine dell’autore era quello di consegnare un ritratto ideale di sé.
Le tre raccolte – le Familiares, le Epystole e i Rerum vulgarium fragmenta – sono i prodotti di quel progetto scaturito dalla conversione della attività letteraria petrarchesca avvenuta tra gli anni Quaranta e Cinquanta e che consiste nel passaggio dalle opere erudite a una letteratura più autobiografica40, ponendo al centro così l’uomo e la sua interiorità. Si potrebbe affermare che questo progetto e questa conversione rispondano a quella promessa avvenuta alla fine del Secretum quando Francesco afferma che avrebbe raccolto gli sparsi frammenti dell’anima sua.
Proprio la conversione è uno degli elementi biografici di Petrarca che più ha posto interrogativi. La presunta mutatio animi presente nel quadro letterario di Petrarca risale al quarantesimo anno d’età del poeta, ma come emerge da certi punti di frizione individuati tra la vita vera del poeta e quanto racconta nella propria opera letteraria e come ci spiega Santagata:

La conversione letteraria trova giustificazione e sostegno in una conversione ideologica e spirituale. Ovviamente, secondo il costume caro a Petrarca di mescolare realtà e finzione, si tratta di una pretesa conversione, giocata tutta sull’intreccio tra una falsa autobiografia e una letteratura che pretende di garantirne la veridicità.41

La mutatio animi – che consiste nell’abbandonare totalmente le passioni terrene e nel volgersi esclusivamente a Dio – nella vita reale di Petrarca, non coincide con un momento preciso e risolutivo della propria vita, la quale dunque non scorre su una linea sempre diritta e coerente con il cambio di prospettiva che una conversione richiede. Ma se è vero che almeno nella finzione letteraria e attraverso essa il poeta ha cercato di restituire di sé un’immagine lineare e compatta, non vuol dire che tale intenzione sia poi effettivamente stata realizzata e riuscita: quello che emerge è invece una personalità ancora lacerata, contraddittoria e ondivaga. Uno degli obiettivi di questo studio è, appunto, tramite l’analisi e il commento dei Triumphi, constatare come questa mutatio animi non si possa dire pienamente realizzata – probabilmente non intenzionalmente da parte del poeta – nemmeno nella fictio letteraria petrarchesca.
Bisogna allora chiarire una cosa molto importante prima di iniziare la nostra analisi. Quello che Petrarca cerca di fare con la sua opera letteraria, come si sarà già intuito, è un tentativo di autorappresentazione ideale, anche per cercare soprattutto di ricomporre i frammenti della propria anima e restituire a sé e agli altri, non un io diviso, ma la storia di una vita dal valore esemplare. In Sen. XII, 2 esiste quella che si può definire una definizione di poetica di Petrarca, il quale afferma:

Quid ergo? Officium eius [scil. poetae] est fingere, id est componere atque ornare et veritatem rerum vel mortalium vel naturalium vel quarumlibet aliarum artificiosis adumbrare coloribus et velo amene fictionis obnubere, quo dimoto veritas elucescat, eo gratior inventu quo difficilior sit quaesitu.42

Se oggetto della poesia è la verità, quest’ultima, tuttavia, deve essere espressa attraverso il velo della finzione.
Potremmo affermare che in Petrarca non esiste soltanto il binomio fictio e realtà, ma tra queste due si inserisce una terza dimensione che, per l’appunto, è quella della rappresentazione ideale della propria vita: pur mantenendo – oppure a volte occultando – elementi biografici reali, il poeta-Petrarca li altera per incasellarli in quella grande costruzione della rappresentazione ideale del proprio percorso esistenziale che vuole lasciare in memoria ai posteri. I confini tra fictio e realtà risultano così quanto mai sfumati e intenzionalmente alterati: è difficile stabilire dove finisce la vita temporale di Petrarca e dove inizia quella letteraria, anche in virtù della particolarità tutta petrarchesca di comprendere la vita attraverso i libri fino a rivestire di letteratura la propria stessa esistenza. A questo punto è lecito chiedersi quale dimensione si debba prendere in considerazione – se quella puramente biografica o quella letteraria – prima di accingerci a condurre lo studio oggetto di questa tesi. La risposta è la vita letteraria poiché come afferma anche Finotti:

It is thanks to historical and literary memory that man constructs his destiny on earth, his individual and collective identity. It is through memory that man rescues from time and death the values of his worldly experience. It is through memory that man consecrates life and in it quests for signs of eternity.43



38 «Sarò presente a me stesso quanto più potrò, e raccoglierò gli sparsi frammenti della mia anima e dimorerò in me, con attenzione», PETRARCA, Secretum. Il mio segreto, cit., pp. 282-283.
39 Loredana CHINES, Introduzione in PETRARCA Francesco, Lettere dell’inquietudine, a cura di Loredana CHINES, Roma, Carocci, 2004, p. 11.
40 Marco SANTAGATA, Introduzione, in Francesco PETRARCA, Trionfi, Rime estravaganti, Codice degli abbozzi, a cura di Vinicio PACCA e Laura PAOLINO, Milano, Mondadori, 1996, p. XXXIII.
41 Ibidem.
42 «Qual è allora il loro [dei poeti] compito? Quello sì di fingere e immaginare ma nel senso di disporre e di adornare, ossia di adombrare la verità delle cose terrene o naturali o di qualsiasi altro tipo con raffinatissimi ritrovati e come obnubilarla con il velo, appunto, di una piacevole finzione, scosso finalmente il quale la verità risplenda in tutta la sua luce, tanto più gradita quanto più difficile è stata la sua scoperta», Francesco PETRARCA, Le senili, testo critico di Elvira NOTA, traduzione e cura di Ugo DOTTI, collaborazione di Felicita AUDISIO, Torino, Aragno, 2004-2007, pp. 1534-1535.
43 FINOTTI, The Poem of Memory in Petrarch: A Critical Guide to the Complete Works, a cura di Victoria KIRKHAM, Armando MAGGI, Chicago, University of Chicago Press, 2009,
p. 83. Trad. mia: «È grazie alla memoria storica e letteraria che l’uomo costruisce il suo destino sulla terra, la sua identità individuale e collettiva. È attraverso la memoria che l’uomo salva dal tempo e dalla morte i valori della sua esperienza terrena. È attraverso la memoria che l’uomo consacra la vita e in essa cerca i segni dell’eternità».

Questo brano è tratto dalla tesi:

Le ossessioni terrene di Petrarca – amore e fama – e il tentativo di risoluzione nei Triumphi

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Informazioni tesi

  Autore: Vincenza Lucà
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2022-23
  Università: Università degli Studi di Milano
  Facoltà: Lettere
  Corso: Filologia moderna
  Relatore: Sandra Carapezza
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 116

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