Valutazione dell’efficacia di un intervento di musicoterapia in pazienti oncologici
Musica e psicoanalisi
La musica ha un ruolo centrale nella strutturazione somato-psichica e nell’intersoggettività primaria (Grassi, 2015); riesce infatti a sollecitare sia le emozioni che il corpo, permettendo a quest’ultimo di esprimere l’armonia dei suoni tramite movimenti coordinati. Per quanto riguarda invece le emozioni, il suono attiva sia le emozioni famigliari che quelle secondarie, che sono meno frequenti. Possiamo quindi riassumere che ascoltare musica favorisce la dinamicità di corpo e mente.
Questo processo è alla base della creazione di un pensiero detto “flessibile” che permette un supporto alla situazione psicoanalitica. Concludendo, possiamo quindi affermare che il processo psicoanalitico può essere una specie di “forma–sonata” composta da esposizione, sviluppo e ripresa (Lorenzetti e Suivini, 2010). Entrando nello specifico della psicoanalisi, il rapporto con la musica di questa corrente, è stata molto influenzata dal suo padre fondatore, Freud, il quale si descriveva come privo di sensibilità musicale a causa di una scarsa predisposizione e, soprattutto, perché con la musica era quasi impossibile utilizzare un approccio razionalistico (Gassi, 2015). Egli inoltre, non ha mai parlato di musica e per tutta la vita è stato ossessionato dall’andare a smascherare i significati che si celavano sotto i giochi linguistici.
Va però precisato che, anche se la musica non era così apprezzata dalla psicoanalisi, ogni terapeuta, in realtà, ha sempre utilizzato, in modo involontario, un “orecchio musicale” per riuscire a comprendere i messaggi e le voci interiori dei pazienti (Lorenzetti e Suivini, 2010). La musica ha inoltre l’abilità di riuscire ad indirizzare le menti verso l’inconscio, quindi di attivare quella che viene definita da Freud (1912-1922) “attenzione fluttuante” e che fa rientrare nell’esperienza psichica profonda. Theodor Reick (1948) riprende questo concetto, rinominandolo “terzo orecchio”, per cui solo lo psicoanalista che è in grado di utilizzarlo correttamente riesce a smascherare i segnali nascosti nel dialogo come se questo fosse un testo sonoro che deve essere reso ascoltabile. Questo però può riuscire solo se si unisce musica e psicanalisi. La musica, inoltre, riesce a rendere udibili realtà non rappresentabili e a creare una connessione più stabile tra parola e inconscio. Concludendo, i suoni sono quindi uno valido strumento d’aiuto quando c’è la necessità di percepire qualcosa di non visibile. In questo passaggio però è fondamentale il livello di sensibilità musicale dell’analista (Lorenzetti e Suivini, 2010).
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Valutazione dell’efficacia di un intervento di musicoterapia in pazienti oncologici
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Informazioni tesi
Autore: | Greta Colombo |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2019-20 |
Università: | Università Vita - Salute San Raffaele |
Facoltà: | Psicologia |
Corso: | Psicologia clinica |
Relatore: | Serena Giuliani |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 91 |
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