L'efficacia dei soldati in combattimento: motivazioni e morale dell'esercito italiano nelle due guerre mondiali
Motivazioni al combattimento: fattori intrinseci o estrinseci?
Abbiamo analizzato come l'impatto dello sviluppo tecnologico possa influire sulle azioni del soldato in combattimento e dimostrato come le armi, da sole, non possano condurre alla vittoria così facilmente come sembra. Si è parlato della natura umana del soldato, delle sue paure, delle sue fobie e dei fattori che ne limitano l'efficienza sul fronte, portandolo a seguire il suo istinto di sopravvivenza e, talvolta, impedendogli di aprire il fuoco verso il nemico. Bisogna dunque andare oltre la divisa per poter comprendere gli stimoli ed i sentimenti che conducono le azioni dei soldati sul campo di battaglia e, al di là delle armi, è l'animo degli uomini a far vincere le guerre. La chiave della vittoria è nel morale delle truppe: chi ha il morale alto non scappa, non abbandona il compagno sul campo ed accetta di far fuoco su nemico; il morale rappresenta il modo di pensare dell'esercito ed è da lì che nasce la volontà di portare a termine un compito; il morale è dato da "valore per la disciplina, senso del dovere ed onore, amore per la patra, audacia al momento del pericolo, rispetto per sè stessi, spirito di devozione e sacrificio, fiducia nel leader e dipendenza nei confronti dei camerati". Ma come si fa a mantenere alto il morale di uomini che rischiano la vita quotidianamente? Tra i tanti fattori che influiscono sul morale dei soldati, i principali possono essere individuati nelle motivazioni al combattimento che spingono gli uomini ad arruolarsi, a combattere, ad uccidere ed a perseguire la vittoria. Per motivazione possiamo intendere "uno stimolo consapevole o inconsapevole che incoraggia un' azione verso il raggiungimento di un obiettivo". Considerando valida questa definizione, bisogna andare ora ad analizzare quali possano essere questi stimoli, per poi selezionare quelli che convincono il soldato ad intraprendere questo "mestiere" e quelli che invece lo portano a restare al proprio posto durante il combattimento vero e proprio. In pratica, quelli che fanno agire il fante in maniera eroica superando l'istinto di sopravvivenza e che, di fatto, permettono agli eserciti i vincere le battaglie. Non pochi studi sono stati già condotti su questo genere di fattori ed, in particolare, esiste una sorta di disputa tra i sostenitori della prevalenza delle motivazioni di natura intrinseca e quelli che, al contrario, difendono la preponderanza delle motivazioni estrinseche. Per motivazioni intrinseche possiamo intendere quelle che vengono trasferite dalla vita civile a quella militare, come ad esempio dotazioni genetiche, culturali o sociali. Le motivazioni estrinseche derivano, invece, direttamente dalla vita militare, come la socializzazione con i commilitoni, l'addestramento ed altre forme di condizionamento postumo all'arruolamento. La teoria più "antica" è quella delle motivazioni intrinseche, sostenuta principalmente dalla letteratura americana. Secondo questo filone di studiosi, gli aspetti che più sostengono e motivano il morale del soldato durante il combattimento derivano dal bagaglio culturale che egli si porta dietro dalla sua "precedente" vita civile e le sue azioni in battaglia dipendono largamente dal tipo di valori trasmessi dalla società in cui viveva. Alcuni esempi di motivazioni intrinseche possono essere l'etnicità, il volontarismo, il militarismo, il nazionalismo, la religione, la moralità; insomma, tutti valori che pervadono l'animo del soldato ben prima dell'arruolamento, che condizionano la scelta di questo tipo di vita e le ancor più difficili decisioni da prendere sul campo di battaglia. Dall'altro lato, i critici di questa teoria ritengono che, in realtà, seppur questi fattori siano indubbiamente rilevanti nell'influenzare la decisione del soldato ad arruolarsi, nessuno di essi può essere immediatamente riconducibile ad una delle motivazioni che spingono il fante durante il combattimento. Una volta sul campo di battaglia il soldato viene catapultato in una nuova realtà, completamente distaccata da quella che viveva da civile o anche solo durante l'addestramento. Tutte le cose in cui credeva, tutti i sentimenti che provava, vengono messi da parte da una condizione in cui c'è da combattere tra la vita o la morte: non importa più il perché si è in guerra, ciò che conta sono i compagni che devono sopravvivere ed i nemici che devono morire. Proprio per questo motivo, secondo gli studiosi della seconda teoria, una volta in combattimento sono le motivazioni estrinseche a dominare ed a “guidare” le azioni del fante, che si lascerebbe così alle spalle tutto ciò che lo ha spinto ad intraprendere questa “missione”. In realtà, in base a quanto appreso da entrambi gli studi, la verità sembra essere nel mezzo. E' condivisibile la posizione dei sostenitori delle motivazioni estrinseche, in quanto ciò che accade sul campo di battaglia trasporta gli uomini fuori dalla realtà esterna al fronte stesso e, in queste condizioni, è difficile pensare che idee nazionaliste, militariste o anche solo etiche possano essere considerate ancora valide per giustificare azioni ed uccisioni. Molto più probabile che addestramento, rapporti umani e brutalità subite sul campo di battaglia prendano il sopravvento, però va anche detto che gli effetti di alcune motivazioni intrinseche non perdono del tutto interesse: fattori come la religione oppure lo spirito cavalleresco ed il senso del dovere, più di una volta sono decisivi nel motivare il soldato ad agire in un determinato modo, stimolandone lo spirito e spingendolo ad eroismi che vanno contro l'istinto di sopravvivenza. Si procederà, dunque, all'analisi di alcune di queste motivazioni, intrinseche ed estrinseche, che si è ritenuto siano le più rilevanti ed efficaci nell'influenzare l'operato di un fante e la sua efficacia in combattimento, cercando di comprendere quale o quali tra esse siano le più stimolanti e durature. Inizieremo questa analisi cercando, quindi, di rispondere alla domanda: “Quali sono le motivazioni che spingono un soldato a combattere ed uccidere?”.
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L'efficacia dei soldati in combattimento: motivazioni e morale dell'esercito italiano nelle due guerre mondiali
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Informazioni tesi
Autore: | Domenico Silvestro |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2013-14 |
Università: | Università degli Studi di Bologna |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Relazioni internazionali |
Relatore: | Stefano Cavazza |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 190 |
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