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Cibo, Turismo, Montagna. Il Ladakh e l'Occidente a confronto

Montagna, turismo, cibo

"In un mercato globale, nessuno che sia lontano dai grandi flussi del traffico può avere delle possibilità, né la struttura autarchica, né l’azienda di produzione intensiva. Forse solo l’impresa specialistica o il contadino per hobby.

Ma l’uomo non può abbandonare il paesaggio alpino, che deve continuare ad essere curato anche a beneficio delle popolazioni degli agglomerati ai piedi delle Alpi. Ci rimane la speranza che la crisi porti a un ripensamento di contadini e politici e che ai generi alimentari venga finalmente dato maggiore riconoscimento nella scala dei valori", scrive il noto alpinista Reinhold Messner. I

n effetti, più un ecosistema è complesso e delicato, come quello alpino, maggiori sono i condizionamenti e le difficoltà cui una popolazione umana si è sottoposta per adattarvisi. E più un ecosistema è limitato, quindi, minori sono i cambiamenti tollerati e le possibilità di sopravvivenza di fronte all’introduzione di elementi esterni.

"Si hanno molteplici nature umane in quanto si hanno diverse forme di adattamento degli uomini a differenti ambienti. In tale processo di differenziazione di uomini diversi in ambienti diversi intervengono sia processi di selezione naturale, sia processi di acculturazione trasmessi di generazione in generazione".

E l’alta montagna in particolare, è uno dei cinque macro-habitat analizzati dall’antropologia ecologica che hanno richiesto agli esseri umani un maggiore sforzo di adattamento: i montanari, infatti, hanno dovuto sfruttare sapientemente l’esiguo potenziale alimentare selvatico proprio del loro ambiente.

In condizioni spesso estreme, questi popoli sono riusciti a sviluppare delle produzioni particolarmente innovative adattate alla durezza del clima e dei metodi culinari specifici tarati sulla scarsa disponibilità di materie prime o sulla loro necessariamente lunga conservazione. In effetti: "Les plantes sauvages, les systèmes d’agriculture, de chasse, de pêche [...], le savoir-faire culinaire des montagnards marquent l’existence possible ou probable de régimes alimentaires spécifiques à cet espace".

Le zone montuose, occupano ben un quarto della superficie terrestre e sin dai tempi dell’evoluzione degli esseri umani hanno costituito un terreno di sviluppo culturale. "I popoli che abitano le montagne, per lo più in piccole comunità, non hanno né accumulato ricchezze, né fondato stati. Hanno semplicemente sviluppato una loro strategia di sopravvivenza e consolidato paesaggi culturali anche a beneficio di tutti gli altri", scrive ancora Messner.

Oggi, però, in montagna risiede solo un decimo della popolazione mondiale, di cui neanche una metà scarsa vive ancora delle risorse che esse offrono. In molte regioni della Terra, infatti, le zone montuose permettono soltanto un’economia estensiva, rimanendo confinate in aree periferiche sia politicamente che finanziariamente: i grandi centri economici, politici e culturali, inevitabilmente, sono sorti al di fuori dei territori montani.

Solo le Alpi costituiscono un’eccezione sotto questo fronte, essendo connesse all’economia e alla società moderna come nessun altro gruppo montuoso al mondo: le montagne degli altri paesi industrializzati si trovano di fatto ad una distanza maggiore dalle aree economicamente attive della regione.

Nel caso delle Alpi, perciò, la rivoluzione industriale giunse ad intaccare i tradizionali metodi di sussistenza e di utilizzo delle potenzialità ambientali prima e più profondamente che da altre parti. Una delle più gravi incidenze dell’industrializzazione su questa regione europea, ad esempio, fu l’acuire un già avviato processo di spopolamento, provocato dallo sfruttamento di alcune delle sue risorse sia naturali (idriche, minerarie...) che umane (forza lavoro).

Questo brano è tratto dalla tesi:

Cibo, Turismo, Montagna. Il Ladakh e l'Occidente a confronto

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Informazioni tesi

  Autore: Arianna Colliard
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2007-08
  Università: Università degli Studi di Torino
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Antropologia culturale ed etnologia
  Relatore: Adriano Favole
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 224

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Parole chiave

antropologia
globalizzazione
turismo
agricoltura biologica
alimentazione
etnologia
sostenibile
alpi
montagna
india
nomadi
turismo responsabile
medicina naturale
storia dell'alimentazione
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