Basilea 2, rating interno e credit crunch
Misure in tempi di crisi: l'effetto credit crunch
Come già esposto, alla luce del nuovo schema regolamentare emerso dopo l'approvazione di Basilea 2, gli intermediari si trovano a dover stanziare in maniera prudenziale una certa quantità di capitale a fronte di determinati rischi che possono minare la stabilità del sistema. Tale situazione comporta per le banche 2 strade per cercare di limitare l'aumento del rischio di credito in fasi recessive: o approvvigionarsi di nuovo capitale o ridurre il rubinetto del credito. La prima ipotesi appare alquanto di difficile realizzazione in tempi di crisi in quanto in condizioni recessive il costo del capitale aumenta rendendo arduo reperirne di nuovo; risulta molto più conveniente invece restringere le fonti di rischio in modo da tenere bassi i requisiti patrimoniali.
Prende in tal modo avvio il fenomeno della stretta del credito (dall'ingl. Credit crunch) che si manifesta con un calo significativo (o inasprimento delle condizioni) dell'offerta di credito al termine di un prolungato periodo espansivo, in grado di accentuare ulteriormente la successiva fase recessiva. Sostanzialmente quindi il fenomeno credit crunch è riferito a 2 ordini di fattori: il primo è il rischio inflazione che porta le banche centrali ad alzare i tassi di interesse per contenere l'espansione; l'altro invece avviene sull'onda di una crisi di liquidità che coinvolge le banche stesse che si vedono costrette a una chiusura del credito per evitare il fallimento. Se si sommano questi 2 fattori collegandoli al concetto di rating e alla sua fluttuazione in tempo reale si capisce che l'insieme di fattori scatenanti la crisi non è unico ma l'effetto ultimo è quello di una riduzione di credito verso le imprese e quindi il sostanziale blocco della crescita economica. I rating infatti, nucleo fondamentale della nuova normativa, accentuano ancora di più un meccanismo auto-lesivo in tempi di crisi poiché aumentano le insolvenze, i rating vengono declassati e di conseguenza aumenta il rischio per gli intermediari che per ottemperare ai nuovi requisiti riducono ulteriormente il credito alle imprese.
Se è vero che il comparto bancario italiano risulta più solido e meno esposto a strumenti derivati al contrario di quello statunitense per esempio, se consideriamo il panorama industriale del Paese esso assume connotati peculiari: le sue imprese infatti presentano una struttura finanziaria in cui la componente di debito risulta più alta rispetto a tutte le altre nazioni a economia sviluppata.
Questo ha comportato una maggiore esposizione da parte di quelle imprese poco capitalizzate alla progressiva riduzione del credito, specie di quelle imprese piccole e medie che si trovavano in un piano di investimenti da dover realizzare e ciò ha portato delle pesanti conseguenze avvertite soprattutto a livello sociale ed occupazionale in termini di una drastica riduzione dei posti di lavoro.
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Basilea 2, rating interno e credit crunch
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Informazioni tesi
Autore: | Marco Di Giannuario |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2009-10 |
Università: | Università degli Studi Gabriele D'Annunzio di Chieti e Pescara |
Facoltà: | Scienze Manageriali |
Corso: | Scienze dell'economia e della gestione aziendale |
Relatore: | Luigi Panzone |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 97 |
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