Meister Eckhart, modello mistico cristiano
Mistica eckhartiana e buddhista a confronto
Lo Zen è una recente scoperta degli ambienti spiritualisti europei che simpatizzano con la sapienza orientale: “l’interesse per esso ha preso inizio da quando sono usciti, in inglese, i primi scritti di D.T. Suzuki, professore di filosofia buddhista all’università di Tokio”.
Il termine “Zen” è un’abbreviazione di “Zazen”, un termine giapponese preso dall’originale termine cinese “Ch’an”, che è a sua volta la traduzione del termine sanscrito “Dhyāna”, in pali “Jhāna”. Oggi sono stati abbandonati i termini “Ch’an” e “Zazen” e si usa solo “Zen” che dalla parola Jhāna, nel suo significato originale, significa meditazione, contemplazione, pratica del tranquillizzarsi.
Lo zen è una ripresa del buddhismo delle origini, il quale nacque come una energica reazione contro lo speculare teologizzante e il vuoto ritualismo in cui era finita l’antica casta sacerdotale indù, già detentrice di una sapienza sacra e viva.
Con l’andar del tempo andò a riprodursi anche nel buddhismo quella situazione contro cui il Buddha aveva reagito ed esso divenne una religione con i suoi dogmi, con il suo ritualismo, con la sua scolastica, con la sua mitologia, differenziandosi in due scuole: una, la Mahāyāna, più ricca di metafisica e di simbolismo, l’altra la Hīnayāna più severa e nuda nei suoi insegnamenti, ma troppo preoccupata della semplice disciplina morale portata su di una linea monastica. “Il nucleo essenziale e originario, cioè la dottrina dell’illuminazione, andò quasi perduto” e ciò fu la causa della nascita dello zen, l’ aspetto pratico del buddhismo.
Lo zen giunge in Cina dall’India nel VI secolo dal patriarca monaco indiano Bodhidharma che, contemporaneo di San Benedetto, è il primo di una serie di patriarchi zen che hanno “trasmesso direttamente” l’esperienza dell’illuminazione del Buddha senza scritture né formule verbali. Il suo insegnamento appartiene all’ala pratica del Mahāyāna, perciò le sue caratteristiche sono quindi tutte inevitabilmente collegate alla disciplina buddhista che pone al centro la “stabilizzazione serena della mente” attraverso la meditazione e la dottrina morale del “non merito”: “Quando la mente è così controllata da essere stabilita fermamente su un solo oggetto, quel tale uomo realizzerà ogni cosa”.
Le strofe di quattro versi attribuite a Bodhidharma, contengono un riassunto della sua “dottrina” attraverso quattro principi: “Una trasmissione speciale al di fuori delle Scritture, indipendenza dalle parole e dalla lettera, riferimento diretto all’anima dell’uomo, visione della propria natura e conseguimento della stato di Buddha”.
Lo zen è una via ma, la via, paradossalmente “non è una via”, non è una religione, non è una filosofia, né una dottrina, né un’ascesi, perciò non può essere definito con nessun tipo di formula dottrinale né con una precisa descrizione fenomenologia: si può però dire che esso sia “un’ontologica conoscenza dell’essere puro oltre il soggetto e l’oggetto, un’immediata intuizione dell’essere «così com’è»”.
Non vi è in esso nessun insegnamento speciale: “le cose più ordinarie della nostra vita quotidiana nascondono un significato profondo che è tuttavia chiarissimo ed esplicito, soltanto i nostri occhi hanno bisogno di vedere dove sia il significato. A meno che quest’occhio non si apra, non vi sarà nulla da imparare dallo zen”. Non vi sono sforzi, tecniche che possano portare al satori ma spesso l’apertura avviene quando si sono esaurite tutte le risorse del proprio essere e, per così dire, si è messi con le spalle al muro. Per questa via occorre abbandonare tutto, non appoggiarsi a nulla andare avanti con la sola essenza fino al punto della crisi. Lo zen non è ritiro dalla vita ordinaria, al contrario la vera illuminazione zen si trova nell’azione.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Meister Eckhart, modello mistico cristiano
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Informazioni tesi
Autore: | Luca Ravetto |
Tipo: | Tesi di Master |
Master in | Master di Scienza e Fede |
Anno: | 2010 |
Docente/Relatore: | Ermis Segatti |
Istituito da: | Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 80 |
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