Sistemi elettorali e minoranze linguistiche. Le ripercussioni dei sistemi elettorali sulla rappresentanza delle minoranze linguistiche in Parlamento sull’esempio delle minoranze dell’Alto Adige Südtirol
Minoranze nazionali e sistemi elettorali
I cambiamenti avvenuti in particolare nell’Est europeo dopo la caduta del Muro di Berlino, la nascita di nuovi Stati e le tante minoranze nazionali all’interno degli Stati nuovi così come di quelli già esistenti, hanno elevato il tema della tutela delle minoranze ad un argomento di primaria importanza per i costituzionalisti. In questo contesto la partecipazione di queste minoranze alla vita pubblica assume una rilevanza particolare. I sistemi elettorali possono incentivare questa partecipazione, ma possono anche ostacolarla o renderla addirittura impossibile. Il Consiglio d’Europa, a seguito di un’indagine svolta tra gli Stati che ne fanno parte, ha pubblicato nel 1997 un rapporto su questo argomento. I punti principali che sono stati evidenziati sono:
a. la presenza all’interno delle leggi elettorali che prevedono una rappresentanza speciale per le minoranze è un’eccezione;
b. nel maggior numero dei casi, la rappresentanza delle minoranze negli organi elettivi viene assicurata dalle disposizioni ordinarie delle leggi elettorali, che trattano gli appartenenti alle minoranze nazionali alla stregua di tutti gli altri cittadini.
Il rapporto evidenzia anche che non è sempre facile individuare quali norme favoriscano o ostacolino le minoranze nazionali. Questo per una serie di motivi:
- la trasformazione dei voti in mandati è uno degli argomenti più dibattuti della scienza politica, per la quale non esiste un risultato unico. Oltre alle formule matematiche utilizzate vi sono numerosi ulteriori fattori che giocano un ruolo, in quanto le varie situazioni divergono molto le une dalle altre. Il risultato dipende anche dalla possibilità degli elettori di poter votare i candidati soltanto all’interno di una lista oppure se possono esprimere preferenze su liste diverse così come anche dal numero di seggi disponibili in ogni collegio;
- la maggior parte degli Stati che hanno risposto al questionario del Consiglio d’Europa non hanno fornito dei dati dettagliati sulla presenza delle minoranze negli organi elettivi, cosa che non ha reso possibile valutare il relativo sistema elettorale in quest’ottica;
- non è sempre chiaro quali siano i fini perseguiti dalle disposizioni contenute nelle leggi elettorali. Non è per esempio necessario enunciare espressamente la finalità della tutela delle minoranze, cosa che per esempio avviene in quegli Stati che non hanno rilevanti minoranze etniche. Ciononostante, un sistema proporzionale rigido è in grado di raggiungere l’obiettivo di promuovere le piccole minoranze – e quindi anche quelle nazionali;
- le formule matematiche per la distribuzione dei mandati sulla base dei voti ai singoli partiti vengono applicate in modo uniforme. Queste formule non prevedono un calcolo particolare per le minoranze. La rilevanza di queste norme dipende quindi dal rapporto di queste minoranze con i partiti o gruppi politici, e quindi, per esempio, dal fatto se siano organizzati in un partito proprio, in quale misura i partiti vengano votati dalle minoranze e quale sia il nesso tra il sistema elettorale ed il comportamento elettorale delle minoranze. Il rapporto del Consiglio non è quindi in grado di fornire delle regole chiare per la tutela delle minoranze, ma può soltanto fare luce sulle conseguenze delle norme stesse.
Questo brano è tratto dalla tesi:
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Informazioni tesi
Autore: | Oskar Peterlini |
Tipo: | Tesi di Specializzazione/Perfezionamento |
Specializzazione in | Progetto di Ricerca |
Anno: | 2010 |
Docente/Relatore: | Günther Pallaver |
Istituito da: | Leopold Franzens Universität Innsbruck |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 311 |
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