Medea Callas. Aspetti della recezione novecentesca dell'opera di Cherubini
Maria Callas e il personaggio di Medea
FIRENZE 1953
Her operatic performances seemed real; her real life seemed operatic. [...] Even in private life [...], she painted her eyes in the Medea style: long kohl lines, like a latter-day Cleopatra. The excessive eyeliner proved that she was in charge of her image, that her face was a tablet on which she wrote her life, and that femininity was a lot of work.
Medea sembra rappresentare per Maria Callas molto più del ruolo offertole dall'opera di Cherubini. Il personaggio di Medea finisce per riflettere, come in uno specchio deformato, la stessa vita dell'artista, amplificata drammaticamente dal palcoscenico. Così si può anche condividere la sovrapposizione fra la cantante e la maga della Colchide rilevata da Wayne Koestenbaum, dove il volto del soprano greco diventa una vera e propria icona, soprattutto grazie al trucco usato per interpretare Medea in scena. Vita e scena si confondono facilmente e questi parallelismi possono sorprendere.
Ogni possibile resoconto sembra iniziare con un rifiuto: il rifiuto di Toscanini (1867–1957) dopo l'audizione scaligera che pare chiuderle le porte dei teatri italiani, il suo rifiuto iniziale riguardante l'interpretazione del ruolo della maga della Colchide24, il rifiuto della madre Evangelia che non vuole neppure vederla appena nata25. Per Maria Callas la creazione del ruolo di Medea nasce ufficialmente a Firenze, il 7 maggio 1953. Ma per comprendere la portata di questo evento bisogna rifarsi ad una figura chiave nella cultura musicale del periodo: Francesco Siciliani (1911–1996). Organizzatore teatrale attivissimo sin dal 1940, si rivela ben presto una figura capitale nel panorama culturale italiano.
Dopo la direzione artistica del Teatro San Carlo di Napoli, che va dal 1940 al 1948, assume quella del Maggio Musicale Fiorentino. È il più antico festival italiano, fondato nel 1933 da Vittorio Gui (1885–1975), il quale ha il merito di proporre programmi dettati da scelte culturali sempre originali.
Già dal 1933 inaugura la sua prima edizione con una fortunata edizione del Nabucco di Verdi, opera allora fuori repertorio, e dona una nuova dignità al melodramma liberandolo dalla più vieta routine. Tutto è reso possibile grazie alla cura osservata in tutti gli allestimenti, proposti con illustri direttori d'orchestra e con il coinvolgimento di prestigiosi scenografi, pittori e scultori in nome dell'attenzione per ogni dettaglio.
Il maestro Siciliani è direttore artistico del teatro fiorentino dal 1948, anno nel quale dimostra, a una settimana dall'assunzione dell'incarico, di aver idee precise circa il metodo da seguire per una buona conduzione della storica istituzione: raccoglie l'eredità di una tradizione culturale ancor breve ma già consolidata, continuando a riconsegnare al pubblico capolavori dimenticati; ne è un esempio evidente l'Armida di Rossini (1792–1868), che viene riproposta nell'ormai celebre Maggio rossiniano del 1952, protagonista Maria Callas, che suscita generale e incondizionata ammirazione. Allo stesso modo, guidato dalla sua vasta cultura di umanista e musicista, Siciliani mostra un fiuto straordinario nella scoperta delle potenzialità dei giovani interpreti. È a lui che, in ultima analisi, si deve la svolta della carriera di Maria Callas.
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Informazioni tesi
Autore: | Sara Marabini Sanderson |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2005-06 |
Università: | Università degli Studi di Bologna |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | DAMS - Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo |
Relatore: | Gerardo Guccini |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 90 |
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