Bleeding Treatment: l'infermiere nel preospedaliero
Malattie emorragiche legate alla terapia anticoagulante
Una delle più comuni terapie anticoagulanti, il Warfarin o Coumadin (TAO), i Nuovi Anticoagulanti Orali (NAO) o inibitori diretti della trombina, sono una classe di farmaci anticoagulanti indicati per la prevenzione dell'ictus ed embolia sistemica nella fibrillazione atriale non valvolare.
Questa classe di farmaci anticoagulanti agisce direttamente sul Fattore X della cascata coagulativa, senza l'utilizzo dell'antitrombina come mediatore.
Le molecole utilizzate in Italia con l'approvazione dell'AIFA sono tre:
- Rivaroxaban e l'Apixaban clinicamente attive perché inibiscono il fattore X;
- Dabigatran che agisce selettivamente inibendo la trombina.
Questi farmaci sono clinicamente concorrenti dei più datati antagonisti della vitamina K (warfarin, acenocumarolo), che sono attivi, però, su diversi livelli della cascata della coagulazione, agendo sulla sintesi di vari fattori della coagulazione (II, VII,IX, X) nel fegato.
Entrambe le famiglie farmacologiche rappresentano la categoria della terapia per contrastare:
- tromboembolismo venoso,
- embolia polmonare,
- fibrillazione atriale,
- sindrome coronarica acuta,
- procedure invasive cardiache.
Agiscono bloccando la sintesi e l'attivazione di fattori della coagulazione, interferendo quindi con la cascata coagulativa in uno o più stadi. Poiché, quindi, questi farmaci agiscono in modo tale da contrastare il rischio di coaguli intravasali rischiosi per il paziente, la complicanza più temuta è un'emorragia incontrollabile che potrebbe essere causata da diversi fattori come una marcata scoagulazione del paziente data dalla terapia stessa, l'assunzione di più farmaci, che possono aumentare o diminuire il metabolismo dell'anticoagulante, può causare effetti collaterali e provocare emorragie, la caduta del paziente che assume Warfarin può provocare emorragia cerebrale, tutte le terapie anticoagulanti hanno come possibile effetto collaterale il rischio di un'emorragia cerebrale intraparenchimale o sub aracnoidea.
Da non sottovalutare fattori di rischio aggiuntivi per questa categoria di pazienti che possono essere anemia, ipotensione, eventi cerebrovascolari regressi, lesioni gastrointestinali, malattie renali ed epatiche. Per tutte queste considerazioni è necessario che all'arrivo del soccorso, l'operatore deve acquisire immediatamente un'anamnesi abbastanza dettagliata e informazioni sull'evento accaduto, identificare ed arrestare l'emorragia, diminuire l'intensità dell'effetto dell'anticoagulante mediante cessazione della terapia, somministrazione di vitamina K e una volta in ospedale somministrare plasma fresco congelato o concentrati protrombinici e fattore VIIa ricombinante.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Bleeding Treatment: l'infermiere nel preospedaliero
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Informazioni tesi
Autore: | Teresa Venosa |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2015-16 |
Università: | Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma |
Facoltà: | Medicina e Chirurgia |
Corso: | Infermieristica |
Relatore: | Giovanni Gargiulo |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 239 |
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