''Educate al Silenzio''. Sguardo storico-pedagogico sull'educazione delle bambine per la promozione di una cultura delle pari opportunità
Madre e figlia, figlia e madre: unità prefabbricata?
Dagli studi psicoanalitici, con particolare riferimento a quelli freudiani, è emerso che la madre, come prima figura di riferimento e come primo modello d'amore per la figlia, le trasmette un'identità presessuata ed un'appartenenza di genere che non si è ancora commisurata con la differenza. Scoprendola, la figlia non può più rispecchiarsi nella madre poiché, così facendo, si percepirebbe situata nella stessa dimensione di svantaggiata figura deposta di ogni potere. Nella lungimiranza di ottenere quel quid che le manca, la figlia rivolge le sue attenzioni al padre, iniziando a seguire l'orientamento maschile dei propri bisogni; mentre, ciò che la terrà congiunta a sua madre sarà quel rapporto deprivato, contrassegnato da opposti sentimenti: frustrazione per essere stata tradita e contemporaneamente nostalgia per il primo oggetto d'amore che la madre incarna. Per recuperare la relazione con la madre, alla figlia non restano altro che il corpo, la sessualità e gli affetti, così come dovrebbe accadere alla donna per ritrovare se stessa e la sua dimensione, cercando di riappropriarsi dell'antica specularità con il corpo materno; solo in questo modo si potrà interrompere il circolo vizioso di una cultura volta a cancellare le radici corporee del soggetto femminile. É lecito a questo punto chiedersi: madre e figlia, figlia e madre costituiscono realmente un'unità prefabbricata, senza linea di giunzione e le cui caratteristiche sono state decise tanto tempo prima da qualcun altro? Con tale quesito si preme sottolineare che molto spesso si sviluppa un legame inconscio in cui madri e figlie si affidano troppo pesantemente le une alle altre per la loro identità.
Quello tra madre e figlia è di certo un rapporto amoroso, ma gerarchico, dove si presuppone che la madre abbia una verità da passare alla figlia. Entrambe si “incollano” l'una all'altra, mentre ciò che sarebbe opportuno fare è vivere la relazione madre-figlia, figlia-madre con il giusto e naturale distacco, proprio come asserisce la scrittrice Vivian Gornick: «il compito che dobbiamo affrontare è lo stesso implicito in qualsiasi rapporto d'amore: come entrare in contatto senza fondersi, come corrispondere ma non lasciarsi assorbire, come rimanere distaccate ma non divise».
Nonostante l'invito di queste parole costituisca la strada giusta da percorrere affinché madri e figlie diventino due identità distinte e separate, pur essendo comunque legate da un comune denominatore che è l'amore che l'una prova nei confronti dell'altra, accade frequentemente che le figlie possano facilmente diventare degli “specchi” in grado di restituire alle madri immagini di gloria, in cui i successi di una figlia possono tradursi in un leitmotiv indispensabile per carburare l'autostima della madre che, a sua volta, guardando ciò che ha messo al mondo, può ritrovare esattamente l'immagine che ella avrebbe voluto mantenere per se stessa.
Anche lo scrittore William Shakespeare ci ha lasciato nei sonetti una chiara testimonianza della percezione che una madre può avere verso sua figlia. «Tu sei di tua madre lo specchio, ed ella in te rivive il dolce aprile del fior dei suoi anni».
Ed è proprio a partire da questa riflessione che è possibile comprendere quanto egocentricamente per una madre, la propria figlia dovrebbe illuminarla di gloria riflessa. Se la figlia sarà meravigliosa ciò significherebbe in qualche modo che la madre è meravigliosa. Se una madre è una donna insicura, si auspica che la figlia riesca ad imporsi nella vita per spezzare la catena d'insicurezza che lei stessa ha ereditato da sua madre, dalla madre di sua madre e dalle donne delle generazioni precedenti.
Sono davvero tante le madri che sovrainvestono nelle figlie, nella loro impresa di essere le “madri perfette” e invulnerabili, che conoscono le proprie figlie meglio di chiunque altro, che sanno far fronte a tutto e che trovano la loro ragione di vita nella simbiosi con la “figlia specchio”, in cui ognuna diventa proiezione narcisistica dell'altra e ciò dopo aver ridotto il padre ad una figura inesistente o peggio ancora ad un ostacolo, ad un nemico da abbattere.
Tante altre sono le madri che desiderano realizzare le proprie aspirazioni attraverso quelle delle figlie, a prescindere dall'effettiva capacità di queste di esaudirle, madri che incentivano ed accentuano la bellezza ed il talento delle proprie predilette, cospirando per idealizzare la “figlia numero uno”, prese ancora dalla loro grandiosità, dall'ammirazione e adulazione che gli altri dimostrano in un modo che risulta dannoso per le stesse figlie. Sono tutte madri queste che non fanno altro che mettere in atto “comportamenti maternamente inquisitivi”, necessari per alimentare direttamente il loro stesso bisogno di grandezza, per le quali le figlie sono soltanto il veicolo per la gratificazione dei loro bisogni narcisistici. Ma come reagiscono le figlie, in particolar modo le adolescenti nei confronti di queste madri? Il più delle volte capita che in maniera del tutto inconsapevole, e a causa dell'innocenza che caratterizza la loro età, le ragazze possano riprodurre comportamenti devastanti, incentivati dall'esaltazione sociale dell'amore materno, che collimano con il conformarsi ai modelli materni, poiché il tradimento nei confronti della madre rappresenterebbe un gesto troppo colpevolizzante; per questa ragione tollerano il dominio materno e fingono di accettare di essere cloni della propria madre, nella coscienza che un giorno, se dovessero avere delle figlie, potranno sentirsi in diritto di esercitare a loro volta lo stesso potere. [...]
Questo brano è tratto dalla tesi:
''Educate al Silenzio''. Sguardo storico-pedagogico sull'educazione delle bambine per la promozione di una cultura delle pari opportunità
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Informazioni tesi
Autore: | Teresa Lamanuzzi |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2009-10 |
Università: | Università degli Studi di Foggia |
Facoltà: | Scienze della Formazione |
Corso: | Scienze dell'educazione e della formazione |
Relatore: | Isabella Loiodice |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 127 |
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