Il viaggio come trasposizione dell'io
Luogo e non-luogo: la percezione del territorio
Plurimo oggi appare l'aspetto del territorio, aspetto che è strettamente connesso ad un territorio immaginario costantemente paragonato a quello reale: un mondo soggettivo, fatto di simboli, di percezioni diverse e diversi ricordi i quali, agendo come filtri culturali non necessariamente in relazione con la geografia osservabile, creano un territorio completamente soggettivo.
Sembra quasi che tutto ciò che riguarda il nostro percepire il luogo sia già stato deciso dalle qualità intrinseche al luogo stesso, o da particolari collegamenti interni alla nostra psiche, difficili da mutare, e secondo i quali trascuriamo certi posti perché nulla ci hai mai spronato a considerarli degni di interesse, o ne esaltiamo altri solo perché ci ha colpito un particolare, anche minimo, come il colore delle foglie degli alberi o la sfumatura del cielo visti su di una cartolina (De Botton, 2002, pp. 182-183); in relazione a ciò, spesso, asseriamo che determinati luoghi possiedano una certa bellezza, termine che però non può considerarsi associato all'idea classica proposta dalle guide turistiche, ma al fatto che quel luogo ci piace (Ibid., p. 213). Tale bellezza, quindi, non è relativa ad altro se non a criteri psicologici, perché incarna un valore o uno stato d'animo per noi importante.
La percezione dell'ambiente non è dunque un elemento oggettivo ed immutabile, ma un elemento fortemente variabile che coinvolge personalmente il singolo e la sua identità: "non c'è immagine o descrizione che possa sostituire una visita" (Freud, 2003, p. 32) scriveva Freud in una cartolina del 1895, ed è solo attraverso la presenza nello spazio che siamo in grado di percepirne la vera sostanza, l'intrinseco essere luogo che dalle nostre strutture mentali deriva ma costantemente si trasforma.
Il viaggio vive di una geografia reale e di una immaginaria: vediamo ciò che avremmo desiderato vedere, oppure sovrapponiamo un'immagine personale a ciò che abbiamo già visto ricostruendolo in modo diverso, nuovo. Quando varchiamo uno spazio sconosciuto, la nostra mente è attratta da un grande numero di elementi ma, a poco a poco, selezioniamo quelli più pregnanti in base alla funzione che attribuiamo allo spazio stesso; finiamo così con il tralasciare ciò che non rientra nei nostri obiettivi, ed amplificare lo sguardo su ciò che ci preme (De Botton, 2002, p. 246).
Questo brano è tratto dalla tesi:
Il viaggio come trasposizione dell'io
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Informazioni tesi
Autore: | Loredana Bordenga |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2008-09 |
Università: | Università degli Studi di Palermo |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Filologia moderna |
Relatore: | Vincenzo Guarrasi |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 140 |
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