''An imperfect world'' : lo spazio, il tempo e le voci in ''The Secret Agent'' di Joseph Conrad
Londra, una città liquida
Da quando l‘uomo – come afferma Max Weber – ha avvertito il bisogno di vivere entro uno spazio circoscritto – la città –, questa costruzione artificiale ha assunto un ruolo via via più importante tanto da divenire, quanto meno nella cultura occidentale, il simbolo per eccellenza della convivenza tra gruppi umani.
Nessuna città può vantare una fisionomia stabile e definita. La storia ha infatti dimostrato che ogni città cambia e si sviluppa secondo alcune dimensioni di variazione tra cui le più importanti sono senza dubbio lo spazio e il tempo. Il volto di una città – e questa è un‘osservazione ricavabile dall‘esperienza quotidiana di chiunque – si modifica nel tempo: gli edifici vengono abbattuti, rinnovati, ricostruiti; le infrastrutture vengono ampliate o ridotte, adeguandosi alle rinnovate esigenze; il verde pubblico diventa meno verde oppure spesso scompare per fare posto a nuovi quartieri e nuove strade. Accanto e di conseguenza a tutto ciò, una città cambia anche nello spazio e per lo spazio. Non solo la forma di una città può cambiare a seconda che si abbiano fenomeni di crescita lungo varie direttrici che possono dare vita a diversi tipi di sviluppo: concentrico, radiale, radio centrico, anulare. Anche gli stessi spazi nella città , lungi dall‘essere stabiliti una volta per tutte, possono mutare seguendo molteplici criteri qualitativi e/o economici. Così, per esempio, può accadere che il centro (downtown) perda progressivamente una funzione residenziale e si trasformi in zona prevalentemente lavorativa con conseguente spostamento degli abitanti in quartieri periferici in cui la qualità della vita è più alta (Teoria del Filtering-Down). Oppure, viceversa, in altri contesti può accadere che il centro, proprio in virtù dell‘alta concentrazione di lavoro e servizi offerti, attiri la domanda di abitazioni (Teoria del Trade-Off).
Se i fattori temporali e spaziali, peraltro strettamente correlati tra loro, condizionano la "vita" di tutte le città del mondo, vi è una ulteriore dimensione di variazione, più difficile da cogliere e meno condizionante delle altre ma anche più produttiva e composita, che è conosciuta solo da alcune, poche, città.
Ci sono alcune città che, per la loro grandezza fisica e storica e per l‘acume di alcuni loro abitanti o visitatori, sono in grado di produrre accanto all‘agglomerato urbano reale una città fantastica e immaginaria che «nasce da un sogno, da una visione utopica o da un incubo ossessivo: è la città irreale, che trasfigurata dalla mente fantasiosa degli artisti scintilla nella sua iridescente elusiva fluidità e mobilità o terrorizza nella sua degenerata disperata alienazione e crudeltà».
Londra è senza dubbio una di queste città. Immersa nella Storia – come ci ricorda l‘anonimo narratore di Heart of Darkness – sin dalla conquista romana, Londra è stata prima periferia e poi centro del mondo, capitale del più grande impero dell‘era moderna, punto di riferimento dell‘economia mondiale. Ciò spiega l‘immensa vitalità di una città che, dalla sua fondazione, non ha mai cessato di evolvere e modificarsi in un brulichio di cantieri e impalcature, in grado di ricostruire Londra dopo eventi catastrofici come il Great Fire del 1666 o i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, e che, a ben vedere, non si è fermato neppure oggi quando, a un anno dal 2012, la metropoli inglese è chiamata a rispondere alle esigenze delle imminenti Olimpiadi.
L‘estensione immane e multiforme, il grande peso politico, il carattere cosmopolita – conseguenza di forti flussi immigratori attirati da speranze di lavoro, ricchezza e svago – hanno permesso a Londra di riprodursi in decine e decine di città reali e fantastiche tanto da apparire secondo le parole di Carlo Pagetti «una costruzione fatta tanto di solida pietra quanto di processi immaginativi». E difatti le qualità letterarie di Londra furono notate e sfruttate sin dalla nascita di ciò che è poi divenuto in uso definire nove.
Questo brano è tratto dalla tesi:
''An imperfect world'' : lo spazio, il tempo e le voci in ''The Secret Agent'' di Joseph Conrad
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Informazioni tesi
Autore: | Renato Nicassio |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2010-11 |
Università: | Università degli Studi di Bari |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Filologia Moderna |
Relatore: | Rosalba De Giosa |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 166 |
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