Il caso del fotovoltaico in Puglia
Lo sviluppo delle fonti energetiche alternative in Italia
La normativa italiana, che ha previsto, sin dal 1992, l’incentivazione della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, è stata spesso al centro di accesi dibattiti politici ed ha comportato una serie di conseguenze negative poiché sono state promosse, almeno inizialmente, non solo le fonti rinnovabili vere e proprie ma gli impianti che utilizzano le fonti “assimilate” a quelle rinnovabili. Tale espressione, voluta probabilmente proprio per favorire la costruzione dei termovalorizzatori, alimentati da rifiuti, ha per molto tempo incentivato un traffico anche ai limiti della legge ed ha spostato finanziamenti previsti per la tutela ambientale.
Il sistema di incentivazione tariffaria, noto come CIP6, era un provvedimento del Comitato Interministeriale Prezzi che incentivava i produttori di energia elettrica i quali si avvalevano di un’apposita convenzione per cedere all’Enel l’energia prodotta in eccedenza, ad un prezzo fisso superiore a quello di mercato. L’Enel, da parte sua, recuperava la differenza di prezzo aggiungendo una voce nuova nella bolletta degli utenti. Successivamente, il decreto Bersani, ha introdotto nuovi operatori nazionali che contribuiscono a ritirare le eccedenze di energia come patners dell’organismo GSE Spa (Gestore dei Servizi Energetici) e producono in proprio energia da fonti rinnovabili ed assimilate.
Lo stesso decreto non ha però eliminato la distorsione dell’aumento dei costi sulla bolletta degli utenti. Nel nostro sistema di controllo infatti vi è l’Autorità per l’energia elettrica e il gas (AEEG) che è preposta anche alla risoluzione dei vecchi contratti e delle convenzioni tra gli enti gestori, lo stesso Ministero e l’Enel, per liquidare i produttori che ancora vantano diritti secondo il CIP 6 del 92.
Per fare ciò, dal dicembre 2009 l’incentivazione per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili non si applica più agli impianti alimentati da combustibili fossili o da residui o da processi di rifiuti ed è previsto ancora del tempo per il completamento della normativa. Si dovranno definire i criteri e i parametri per il calcolo dei corrispettivi spettanti per la risoluzione di quelle convenzioni e con il D.M. 2 agosto 2010 del Ministero dello Sviluppo Economico si prevede che le istanze devono essere presentate entro il 29 ottobre 2010. Con altissimi costi, che ancora non si riescono a calcolare, bisognerà quindi risolvere quelle convenzioni e liquidare i produttori che aderiranno volontariamente a questa risoluzione e, se questo prezzo sarà inferiore a quanto lo Stato dovrebbe ancora pagare se le convenzioni rimanessero in vigore, è prevista anche la formazione di un Fondo per la ricerca da costituire con il risparmio ottenuto. E come se ciò non bastasse, per far pagare al cittadino costi ancora più gravosi, si è permessa una ulteriore incentivazione di energia elettrica da fonti rinnovabili con l’emissione da parte del GSE di titoli che sono chiamati Certificati Verdi, non previsti in altre normative degli Stati europei, introdotti dall’art.11 del decreto legislativo 79/1999, per continuare a favorire la produzione di energia da fonti rinnovabili anche senza i vantaggi del vecchio sistema CIP6.
Dal 2007, con la legge finanziaria 244, per disciplinare le incentivazioni di impianti nuovi, i Certificati Verdi devono essere emessi solo per gli impianti di potenza superiore ad 1 MW, mentre per gli impianti di potenza elettrica non superiori ad 1MW si attribuisce il diritto ad una tariffa fissa variabile a secondo della fonte utilizzata. Una valutazione del costo complessivo del CIP 6/92 per il periodo che va dall’anno di implementazione fino al 2000 risulta ardua a causa della scarsità di dati relativi ai primi anni di operatività. Tuttavia è possibile fornire una stima del costo d’acquisto dell’energia che il sistema d’incentivazione ha generato nell’arco di tempo 2001-2008, pari a circa 36 miliardi di €. Stime del GSE (Gestore Servizi Energetici) attestano, inoltre, attorno a 30 miliardi di € il costo per il rimanente periodo 2009-2020, portando quindi il costo totale, nel ventennio considerato, attorno ai 66 miliardi di €.
È evidente tra l’altro uno sbilanciamento delle spese complessivamente sostenute a favore delle fonti assimilate che, nel periodo 2001-2008, si stima abbiamo contribuito a formare circa il 70% del costo totale di ritiro dell’energia da CIP6/92
Per gli impianti realizzati entro la fine dell’anno e che entreranno in servizio entro il 30 giugno 2011 si continuerà ad applicare, ai sensi della legge 129/2010, l’attuale Conto Energia o Nuovo Conto Energia. Con l’entrata in vigore del sistema Conto Energia, avvenuto nel 2005, l’energia prodotta dagli impianti fotovoltaici collegati alla rete elettrica veniva così incentivata ed il surplus venduto alla stessa rete a tariffe incentivanti, permettendo quindi anche ai privati e alla famiglie di connettersi alla rete nazionale e vendere la propria energia elettrica prodotta dai proprio pannelli solari. [...]
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Il caso del fotovoltaico in Puglia
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Informazioni tesi
Autore: | Fiorella Friolo |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2009-10 |
Università: | Università degli Studi del Salento |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Scienze politiche e delle relazioni internazionali |
Relatore: | Marco Mancarella |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 72 |
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