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Joker: dalla tragedia alla commedia. Il caso clinico di Arthur Fleck e della sua psicosi paranoica

Lo scompenso psicotico ed il delirio erotomanico

Che il soggetto psicotico paranoico si scompensi non è una certezza. Per far sì che questo accada c'è bisogno di un incontro, più precisamente di un incontro con ciò che non è mai stato scritto nel registro del simbolico; il vuoto scoperto dall'assenza del significante del Nome del Padre si squarcia quando questo incontra quella × che porta con sé La domanda senza risposta. Lacan metaforizza la struttura psicotica con uno sgabello a tre gambe (a differenza del nevrotico che ne ha quattro): può tenersi tranquillamente in equilibrio ma se una di queste gambe viene meno, allora tutta la struttura è destinata a cadere. Se questo fatidico incontro con il vuoto non si verifica, il soggetto psicotico vive la sua vita come meglio può, tra le sue bizzarrie, gli alti e bassi di angoscia; nella migliore delle ipotesi potrebbe aver strutturato un sintomo a difesa della sua labile struttura oppure una sublimazione per compensare il significante di cui è mancante. Arthur è un soggetto che ci mostra precisamente il passaggio da questo sgabello a tre gambe, al crollo della struttura fino ad una nuova ristrutturazione nella quale il mondo assume un senso tutto nuovo. Qui mi concentrerò soprattutto nell'analizzare il momento in cui è avvenuto l'incontro che ha portato successivamente Arthur a sviluppare dei fenomeni elementari quali allucinazioni visive ed uditive ed un delirio di tipo erotomanico. Possiamo supporre che Arthur sia riuscito in un primo momento a salvarsi dallo scompenso strutturando un sintomo (quello della risata) sin dall'infanzia e che abbia trovato poi un suo posto nel mondo come clown, aggrappandosi al significante ''Happy'' donato dall'Altro materno. Nonostante un ricovero nell'unità psichiatrica della città di cui si fa menzione ma non viene approfondito, nonostante una vita ai margini della società e sempre con un piede nel baratro, in qualche modo è riuscito a fare qualcosa della sua grave condizione. In sostanza Arthur è seduto fino a qui sul suo sgabello a tre gambe, anche se già evidentemente molto pericolante. Accade però che un giorno ha un incontro, un incontro particolare con cui mai prima ha avuto modo di fare i conti e che evidentemente non è in grado di sostenere a livello simbolico. Salendo in ascensore per giungere al suo piano, è in compagnia di una giovane donna e della sua piccola figlia. La bambina parla in continuazione facendo diverse domande alla madre tantoché questa, con un sorriso, cerca e trova lo sguardo di Arthur, che fino a quel momento era rimasto immobile con gli occhi verso il basso, e mima con la mano di spararsi in testa per lo strazio. In questo gesto c'è qualcosa che deve aver fatto breccia nella frattura strutturale di Arthur e smosso violentemente la libido. Una doverosa precisazione da fare riguarda il fatto che nello stesso giorno ha ricevuto in dono la pistola dal suo collega di lavoro e che quindi con molta probabilità Arthur era già in una condizione di destabilizzazione rispetto a tutto il suo costrutto immaginario che l'ha tenuto a galla nel corso della vita. Uscito dall'ascensore dopo della donna, si volta per richiamare la sua attenzione e rimandarle
lo stesso gesto in maniera più esagerata e buffonesca. Lei rimanda un sorriso più di circostanza questa volta ed esorta la figlia ad accelerare il passo. Il giorno seguente Arthur inizia un vero e proprio stalking nei confronti della vicina di casa, seguendola mentre va a scuola a prendere la figlia, mentre va in banca. Possiamo già cominciare a parlare di una vera e propria idealizzazione immaginaria dell'altro. Da questo momento in poi, nella pellicola, verranno mostrate le allucinazioni su sfondo del delirio erotomanico che però si manifesteranno come tali soltanto verso la fine del film, quando per l'appunto Arthur si abbandonerà definitivamente nell'ideale dell'io psicotico impersonificato nella figura del Joker. Come prima forma allucinatoria vediamo come Arthur, mentre è impegnato a scrivere i suoi pensieri di angoscia e di morte sul diario, sente bussare alla porta. [...]

Questo brano è tratto dalla tesi:

Joker: dalla tragedia alla commedia. Il caso clinico di Arthur Fleck e della sua psicosi paranoica

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Informazioni tesi

  Autore: Andres Rivera Garcia
  Tipo: Tesi di Specializzazione/Perfezionamento
Specializzazione in Psicoterapia Psicoanalitica
Anno: 2020
Docente/Relatore: Chiara Tartaglione
Istituito da: I.R.P.A. (Istituto di Ricerca di Psicoanalisi Applicata) Ancona
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 39

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Parole chiave

freud
lacan
psicosi
edipo
castrazione
paranoia
joker
disturbo della personalità
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