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Trasparenza e tutela del consumatore nei contratti bancari e di credito al consumo

Lo "ius poenitendi" del consumatore: la nuova disciplina.

Una delle innovazioni più importanti apportate dal d.lgs n 141 del 2010 alla disciplina del credito al consumo è costituita dalle norme che regolano lo ius poenitendi, cioè il diritto di ripensamento del consumatore: una volta concluso il contratto di credito questi può dunque validamente esercitare il diritto di recesso.
Prima del d.lgs, infatti, nel nostro paese come in altri paesi dell’Unione Europea, non era riconosciuto al consumatore il diritto di recesso da un contratto di credito, mentre in altri paesi era riconosciuto al consumatore soltanto per quanto riguarda le modifiche unilaterali delle condizioni contrattuali di cui all’art. 118. Così, ad opera del d.lgs 141/2010, è stato attuato l’art. 14 della Direttiva europea 2008/48, e risulta ora possibile recedere anche da un contratto di credito al consumo, come prevede l’art. 125-ter del T.U. Bancario. Questa norma attribuisce al consumatore la facoltà di ripensamento, da esercitarsi nei quattordici giorni successivi alla conclusione del contratto di credito, o in alternativa, dal giorno in cui il consumatore ha ricevuto tutte le informazioni contrattuali previste, se tale giorno è posteriore a quello della stipula. Nelle informazioni pre-contrattuali, il finanziatore, deve indicare al consumatore con quali modalità può esercitare il recesso prescelte tra quelle indicate nell’art. 64 comma 2 del CdC. In questo comma sono elencati i mezzi di comunicazione idonei per inviare, prima della scadenza del termine utile, l’avviso contenente la volontà di recedere dal contratto. È sufficiente una comunicazione scritta indirizzata alla sede del professionista, mediante lettera raccomandata con ricevuta di ritorno, oppure si possono utilizzare altri strumenti quali telegrammi, fax, e posta elettronica purché l’invio sia confermato nei due giorni successivi per mezzo di raccomandata con avviso di ricevimento. Questo avviso di ricevimento non costituisce la prova dell’esercizio del diritto di recesso.
Il consumatore ha diritto di recedere comunicando opportunamente la sua intenzione al finanziatore entro i termini previsti, senza penali e senza alcun ulteriore obbligo: non possono essere richieste somme di denaro a titolo di indennizzo o risarcimento per aver esercitato il recesso (comma 3 art. 125-ter). Le decorrenze del termine legale per recedere, nel caso siano state impiegate tecniche di comunicazione a distanza per concludere il contratto di credito, sono stabilite ai sensi dell’art. 67-duodecies del CdC. La norma stabilisce i medesimi termini di decorrenza descritti sopra.
Può accadere che al momento in cui il consumatore decida di esercitare il recesso, il contratto sia stato in tutto o in parte eseguito, di conseguenza è questo il solo caso in cui sorge l’obbligo del consumatore a restituire il capitale e gli interessi dovuti dal giorno del prelievo fino alla data del rimborso. Viene dato al consumatore un termine di trenta giorni per la restituzione di queste somme, che decorre dall’invio della comunicazione del recesso al finanziatore (art. 125-ter, al comma 2, lettera b). Quest’ultimo non ha diritto a pretendere altro denaro dal consumatore, come detto sopra, salvo le spese pagate dal finanziatore alla pubblica amministrazione, in quanto non ripetibili.

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Trasparenza e tutela del consumatore nei contratti bancari e di credito al consumo

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Informazioni tesi

  Autore: Eleonora Fiorucci
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Perugia
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Scienze dei servizi giuridici
  Relatore: Giuseppe Caforio
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 72

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