Tipologie di personaggio comico in Aristofane: Acarnesi, Tesmoforiazuse e Lisistrata

La Lisistrata della commedia omonima è una protagonista intrisa d’umanità che si caratterizza per una sensibilità spiccatamente femminile; in possesso di una personalità ben definita, mette in atto un eroico potere decisionale che in parte la isola dagli altri, ma che le permette di trasformare la società ripristinando la pace. In questo senso non è una figura grottesca, perché non racchiude in sé elementi del divino e del bestiale. Si tratta di un personaggio che assume il ruolo di portavoce delle donne, ma che al tempo stesso rappresenta una precisa visione storico-politica di Atene, in possesso di una sorta di serietà che contrasta con la comicità del suo piano.
Ancora una volta Aristofane ci spalanca le porte dell’altra metà del cielo, stavolta però in modo più approfondito e prendendo come esempio una protagonista decisa, intraprendente e coraggiosa che con una trovata ironica e paradossale stringe un’alleanza basata sulla solidarietà femminile per il raggiungimento della pace. Gli altri personaggi, soprattutto donne, danno un solido apporto allo svolgersi del dramma e fanno risaltare la figura di questa eroina che si confronta con un problema sempre attuale con una forza d’animo e di volontà superiore a quella di qualsiasi uomo.
Ciò nonostante, tutte le azioni compiute dalle donne sono pervase da un’ambivalenza particolare che non lascia intuire una linea di demarcazione netta tra bene e male, e che riflette le contraddizioni della condizione femminile ai tempi della Grecia antica. Ma, in riferimento alla tematica trattata, questo è di fatto il primo testo della cultura occidentale che affronta seriamente il problema dell’emarginazione femminile.
Come Diceopoli negli Acarnesi, Lisistrata è sola in scena in attesa dell’inizio dell’assemblea; subito arriva una sua compaesana, Calonica, con cui si lamenta del ritardo delle altre donne convocate. La situazione iniziale anticipa di per sé gli strani accadimenti che seguiranno, perché se era insolito per le donne riunirsi all’insaputa degli uomini, questo significava anche presagio quasi certo di disordini all’interno della società.
Anche in questo dialogo Aristofane punta il dito sull’inaffidabilità delle persone tenute a presenziare alla riunione, e quindi sulla negligenza delle donne riguardo ad un tema importante (sempre la ricerca della pace), che sembra rivestire un’importanza fondamentale solo per il/la protagonista.
Le giustificazioni che Calonica cerca di trovare per l’assenza delle donne convocate alla riunione si fondano sulle difficoltà reali che queste potrebbero aver incontrato al momento di uscire di casa ingiustificatamente, ma non convincono Lisistrata, fermamente decisa a perseguire il suo scopo e a non lasciarsi distrarre; il dialogo prosegue, intervallato da giochi di parole osceni, fino all’arrivo delle altre donne da varie città della Grecia. Il piano, già anticipato dalla protagonista, viene arricchito di particolari in questa parte della commedia: si tratta della proposta di un vero e proprio sciopero sessuale femminile per far sì che gli uomini cessino di fare la guerra; da un certo punto di vista è una strumentalizzazione cosciente del corpo in chiave ricattatoria, tesa però al raggiungimento di un alto ideale.
Tutte le presenti sono convinte della giustizia della posizione di Lisistrata, ma si rivelano restie al momento di concretizzarla; Calonica si era dimostrata alquanto scettica fin dall’inizio della commedia perché inserita in un’ottica che relega la donna ad un ruolo marginale all’interno della società. Le altre aggiungono a questo scetticismo, legato ad una sfiducia atavica basata sul pregiudizio maschile, una reale preoccupazione sulla capacità di resistere ad un istinto sessuale dirompente, associato però sempre al legame coniugale; questo aspetto conferma una concezione della sessualità in cui la donna partecipa attivamente, tanto che il piano funzionerebbe anche se gli uomini tentassero di ottenere il sesso con la forza, perché secondo questo stato di cose non proverebbero alcun gusto a farlo contro la volontà della compagna. [...]