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Corpo di donna, voci di donna. Strategie di emancipazione nella letteratura femminile giapponese moderna

Linguaggi e relazioni: l’incomunicabilità tra madre e figlia in “Figure simili” di Takahashi Takako

Una delle strategie applicate dal femminismo francese, in particolare da Julia Kristeva a Helene Cixous, consiste nel ricorrere alla figura materna per distruggere la gabbia del fallologocentrismo: il rapporto originario con la madre, che precede il linguaggio del Padre e l’imposizione di un sistema di significati, permette di sfuggire ai codici simbolici dell’economia binaria. La lingua musicale, ciò che Cixous definisce “lingualatte”, “che l’infante beve in suzioni ritmiche e infinite”, donata gratuitamente dalla sorgente materna, è dolce e fluida, e in virtù di queste caratteristiche è in grado di sfuggire al giogo dei concetti che la lingua del Padre cerca continuamente di imporre. La figura della madre rappresenta dunque colei che dà la vita e la lingua, in un orizzonte di significazione che privilegia la relazione fra donne, in particolare quella fra madre e figlia.
Nei racconti finora analizzati è facile scorgere il ruolo svolto da tale relazione: la sua assenza crea un gap linguistico tra madri e figlie, che determina un vuoto comunicativo anche nei rapporti con le altre donne; viceversa, in virtù di una relazione tra donne diventa possibile la nascita di una lingua che sfugga ai vincoli imposti dal fallologocentrismo.
L’assenza di una relazione tra donne caratterizza gran parte della produzione narrativa di Takahashi Takako. Maryellen Mori sottolinea che mentre la letteratura femminista tende spesso a glorificare la solidarietà femminile, la sessualità femminile e i valori e le virtù femminili, con la nascita di alleanze tra donne, Takahashi preferisce piuttosto decostruire gli stereotipi sulla natura femminile:

A molte delle eroine create da Takahashi è impedito di sviluppare un senso di affinità con altre donne a causa del loro disprezzo per l’adesione acritica alle norme sociali da parte della maggioranza delle donne.

La definizione di “lonely woman”, la donna sola che dà il titolo a una raccolta di racconti pubblicata nel 1977, è valida non solo per le protagoniste di quei racconti, ma descrive perfettamente la maggior parte delle donne uscite dalla penna di Takahashi:

Nella nebbia di Londra puoi a volte notare un certo tipo di donna. Non è più giovane, ma non è nemmeno anziana: è difficile dire che età abbia. Di solito cammina da sola. È leggermente piegata in avanti, come se stesse trottando, battendo i suoi tacchi attraverso quella torbida città, dove il sole non brilla mai a causa della nebbia. Vaga per quella grande metropoli come se non avesse nulla da fare. Dovunque fossero, potevo scorgere sempre quelle donne. Portavano tutte lo stesso segno: emanavano una curiosa miscela di decadenza e vigore. Non è che condividessero un determinato impiego o posizione sociale. Non è che ci fosse una somiglianza fisica. […] Notavo quel tipo di donna in ogni strato sociale. Non è che costituissero una classe a parte. C’è una sola espressione per descrivere questo tipo di donna: in quella città tentacolare che è Londra, lei è chiamata “lonely woman”.

Per le protagoniste create da Takahashi sembrerebbe dunque impossibile creare una relazione tra donne da cui possa avere inizio lo smantellamento delle gabbie linguistiche dell’economia binaria, soprattutto quando tale assenza è alla base del rapporto tra madri e figlie. Nelle pagine successive tenterò di analizzare gli effetti del gap relazionale nel rapporto madre-figlia come è stato rappresentato nel racconto Sōgikei (相似形, 1971), cercando di mettere in risalto le cause originarie di tale vuoto comunicativo tra donne, da ricercare nuovamente nelle regole imposte dal dominio maschile: nella produzione narrativa di Takahashi ricorre spesso una figura materna “anomala”, di cui vengono messi in risalto i sentimenti ambivalenti nei confronti di figli reali o immaginari; in Sōgikei al centro della narrazione troviamo il rapporto madre-figlia, rappresentato da un’assenza comunicativa che si riflette anche nei rapporti con le altre donne.
Attraverso l’analisi di questo racconto intendo sottolineare come la maternità, avvertita come una gabbia linguistica e concettuale costruita dagli uomini per le donne, possa determinare un vuoto comunicativo tra madre e figlia che impedisce la nascita di una lingua femminile libera dalle costrizioni del fallologocentrismo. [...]

Questo brano è tratto dalla tesi:

Corpo di donna, voci di donna. Strategie di emancipazione nella letteratura femminile giapponese moderna

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Informazioni tesi

  Autore: Letizia Guarini
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2011-12
  Università: Università degli Studi di Napoli "L'Orientale"
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Lingue e letterature orientali
  Relatore: Chiara Ghidini
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 157

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Parole chiave

sessualità
storia delle donne
letteratura femminile
emancipazione femminile
letteratura giapponese
gender studies
oba minako
takahashi takako
kurahashi yumiko

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