Risk management in sala operatoria attraverso l'utilizzo della checklist
Limitazioni e vantaggi nell’utilizzo della checklist
Accertato che la checklist sia uno strumento ormai indispensabile per la riduzione di eventi avversi in sala operatoria (recenti studi dimostrano che “l’implementazione della checklist è associata ad una concomitante riduzione del tasso di mortalità e delle complicanze post-operatorie”), bisogna però evidenziare alcuni punti deboli riscontrati in specifiche realtà:
* un’eccessiva rielaborazione e implementazione di items rischia di rallentare notevolmente l’attività e, cosa molto più grave, di prestare minore attenzione ai bisogni dell’attore principale del contesto operatorio: il paziente (un problema, questo, che riguarda forse tutti gli ambiti colpiti dall’eccessiva “burocratizzazione” della sanità);
* l’inspiegabile mancanza di collaborazione con il coordinatore della checklist da parte dei restanti membri dell’equipe ha portato, alcune direzioni sanitarie, a doverli responsabilizzare facendogli sottoscrivere il documento: un ulteriore peso per il coordinatore che, dovendo “rincorrere” i colleghi per far apporre la firma sulla checklist, riduce ulteriormente il prezioso tempo da dedicare all’assistenza diretta del paziente;
* i severi controlli degli enti del SSN preposti alla corretta compilazione del documento (in particolar modo rivolti alle strutture private convenzionate) deviano gli operatori dalla vera funzione dello strumento di risk management facendolo, invece, apparire come una necessaria pratica di completamento della documentazione sanitaria richiesta.
Criticità, queste, che potrebbero rallentare notevolmente il processo di miglioramento continuo in sanità e che tendono a deviare l’attenzione del personale interessato dalla reale efficacia della checklist di sala operatoria.
Per far fronte ai problemi sopra elencati è necessario avviare alcune riflessioni:
1) aggiungendo un solo punto (item) a quelli elaborati dall’OMS, il Ministero della Salute porta a venti il numero dei controlli da effettuare (a paziente) per definire un livello accettabile di sicurezza; integrare ulteriormente la lista significherebbe creare delle ridondanze inutili;
2) la sottoscrizione, da parte di tutti i membri dell’equipe (infermiere di sala, strumentista, operatore, anestesista, ecc.) rende priva di significato la funzione del coordinatore della checklist prevista dalle Raccomandazioni; del tutto irrilevante risulta la firma del paziente su un documento strettamente legato a funzioni interne e di sicurezza (a tal proposito è utile sottolineare quanto sia sconsigliabile far apporre la firma al paziente nel contesto della sala operatoria);
3) la checklist, intesa come utile strumento per la sicurezza e, quindi, interpretata e completata in maniera corretta dagli operatori sanitari, può diventare un “punto di forza” per il personale stesso: in sede di perizia medico-legale dimostra di aver eseguito tutti i controlli previsti e garantisce, dal punto di vista qualitativo, un’efficace operato per la sicurezza del paziente.
Il corretto utilizzo della checklist oltre a produrre vantaggi soggettivi rispettivamente per il paziente e per il personale è un ottimo strumento per creare “comunicazione di gruppo”, spesso inesistente, all’interno dell’ambiente chirurgico: coinvolgere i membri dell’equipe prima, durante e dopo l’intervento serve a “condividere” informazioni, pareri e, a volte, a chiarire dubbi che altrimenti rimarrebbero inespressi o potrebbero portare, in futuro, a commettere gravi errori.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Risk management in sala operatoria attraverso l'utilizzo della checklist
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Informazioni tesi
Autore: | Giuseppe Paonessa |
Tipo: | Tesi di Master |
Master in | Management e funzioni di coordinamento delle professioni sanitarie |
Anno: | 2013 |
Docente/Relatore: | Gino Saladini |
Istituito da: | Università Telematica TEL.M.A. |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 69 |
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