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Vignette sataniche: cronaca di una crisi internazionale

Libertà di espressione e libertà di religione: diritti umani conflittuali o complementari?

La satira, che quando è autentica fa male, costituisce il banco di prova di ogni democrazia, più di ogni altra forma di libera espressione. Tuttavia, per lo stesso motivo, sicuramente è anche il mezzo che, con maggiore facilità, rischia di entrare in contrasto con valori fondamentali dell'individuo.
Nell'ambito del dibattito attorno alle vignette danesi, la libertà di satira si è scontrata con due valori: la protezione delle confessioni religiose dalla blasfemia e la protezione di gruppi religiosi da esternazioni razziste. La questione è: potrebbero tali valori costituire dei limiti alla libertà di satira?
È possibile approcciare alla questione a partire da una prospettiva più ampia che consideri il bilanciamento tra due importanti diritti umani, il diritto alla libertà di espressione e il diritto alla libertà di religione. A questo proposito, alcuni tra i più significativi trattati di diritto internazionale, primo fra tutti la Dichiarazione Internazionale dei Diritti Umani, possono fornire utili, nonché autorevoli, punti di riferimento. Il diritto internazionale ci viene immediatamente in soccorso, chiarendo già un determinante aspetto preliminare: i diritti umani non rispondono assolutamente ad un ordine gerarchico, essendo piuttosto «universali, indivisibili, interdipendenti ed interconnessi». Una siffatta coerenza è particolarmente evidente se si considera la relazione che intercorre tra i due diritti presi in esame. Il pieno esercizio della libertà di religione necessita che la libertà di espressione sia adeguatamente garantita, perchè da quest'ultima dipende la costruzione di uno spazio pluralistico e di reciproca tolleranza. Il diritto alla libertà di religione infatti, non implica la protezione delle religioni in quanto tali, da interpretazioni altenative, da commenti avversi, nè dallo scherno. Di contro, ciò non significa che che la protezione dei simboli religiosi dall'insulto e dalla denigrazione esuli a priori dall'ambito della libertà di religione. Ma anche allorquando l'esercizio della libertà di espressione si ripercuota seriamente sul diritto della libertà di religione, è inappropriato presentare questo fenomeno come un conflitto tra diritti. Le due libertà sono organicamente collegate e ciò che si richiede è un approccio fondato sul principio di universalità, di indivisibilità e interdipendenza, in base al quale ripristinare l'equilibrio e la complementarietà tra le due libertà.
Una volta stabilita la natura non conflittuale della questione, è possibile affermare serenamente che il diritto alla libertà di espressione non è un diritto assoluto. L'esercizio della libertà di espressione, possedendo una valenza pubblica, implica ovviamente delle responsabilità e dei doveri che lo rendono passibile di limitazioni. Essendo un diritto fondamentale tuttavia, gli strumenti di diritto internazionale hanno preferito definire tali limitazioni in termini piuttosto generali, privilegiando l'applicazione della logica del caso per caso. L'articolo 29 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, la cui applicazione si estende a tutti i diritti in essa contenuti, parla ad esempio di una generica limitazione espressa in termini di «doveri verso la comunità».
L'articolo 19 del Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici prevede la possibilità di clausole restrittive specificatamente predisposte per la libertà di espressione, purchè tali limitazioni siano «stabilite dalla legge per assicurare il riconoscimento e il rispetto dei diritti e delle libertà degli altri e per soddisfare le giuste esigenze della morale, dell'ordine pubblico e del benessere generale in una società democratica».
Ulteriori limitazioni discendono dall'articolo 20 del Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici secondo il quale «la legge deve vietare qualsiasi propaganda a favore della guerra e qualsiasi appello all'odio nazionale, razziale o religioso che costituisca incitamento alla discriminazione, all'ostilità o alla violenza». Bilanciare il diritto alla libertà di espressione con il diritto alla libertà di religione significa dunque, limitare il primo allorquando esso comporti un qualsiasi appello all'odio religioso che costituisca incitamento alla discriminazione, all'ostilità e alla violenza. È evidente che applicare una simile formulazione giuridica a comportamenti diretti contro le religioni risulta un'operazione quanto mai complessa e delicata, dal momento che il diritto internazionale non ha definito chiaramente i termini di “incitamento”, “odio” e “ostilità”.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Vignette sataniche: cronaca di una crisi internazionale

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Informazioni tesi

  Autore: Annachiara Scalera
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Pisa
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Relazioni internazionali
  Relatore: Massimiliano Andretta
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 196

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