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Le Bucoliche di Virgilio: una risposta alla sfida del cambiamento

Le vices dell'uomo e della natura

Dopo essermi soffermato, nei precedenti capitoli, sul complesso rapporto delle Bucoliche col tema del cambiamento, tanto politico quanto letterario, che si andava realizzando a Roma negli anni successivi all'assassinio di Giulio Cesare, e avere evidenziato la consapevolezza in Virgilio della novità della propria proposta poetica in riferimento agli autori greci e latini a lui precedenti o contemporanei, ritengo opportuno proseguire la mia indagine ancora più sul versante inter-testuale, ponendo a confronto le ecloghe con alcuni carmi di Orazio.
Il poeta di Venosa condivise con Virgilio non soltanto l'epoca storica travagliata, ma anche gusti letterari e modelli d'ispirazione poetica prettamente neoterici ed alessandrini ed ancora rapporti politico-culturali di amicizia ed inimicizia, dovuti alla frequentazione della stessa cerchia d'intellettuali che a Mecenate faceva capo e che al primato di Ottaviano, futuro Augusto, guardava con favore.

"L'entrata nella cerchia di Mecenate e di Ottaviano, avvenuta forse verso l'inizio del 38, è un avvenimento senza dubbio d'importanza decisiva non solo per la biografia, ma anche per la formazione ideale e, quindi, per l'opera di Virgilio."

E' necessario comunque precisare che la composizione delle Bucoliche, databile tra il 42 ed il 39, probabilmente precede almeno in parte l'ingresso di Virgilio nel circolo di Mecenate.

"La totale assenza del nome di Mecenate nelle Bucoliche, in cui invece trovano posto quelli di contemporanei sia del mondo politico sia dell'ambiente letterario, quali Pollione, Varo, Gallo, Vario, Cinna, porterebbe infatti a concludere che l'opera fu composta prima dell'ingresso di Virgilio nel circolo di Mecenate e quindi nell'ambiente di Ottaviano."
La situazione di grave incertezza politica e di guerra civile dovette perdurare piuttosto simile, sebbene con fasi e vicende alterne, dalla morte di Giulio Cesare nel 44 a.C. fino al 31 a.C., anno in cui Ottaviano sconfisse Marco Antonio e Cleopatra, regina d'Egitto, nella battaglia di Azio.
Sia Orazio che Virgilio si mostrano consapevoli che cambiare sia "difficile, quasi impossibile, se si pretende di gestire il cambiamento nei termini di un colpo di spugna sul passato"

Ah, Corydon, Corydon, quae te dementia cepit?
Semiputata tibi frondosa vitis in ulmo est.
Quin tu aliquid saltem potius, quorum indiget usus,
viminibus mollique paras detexere iunco?
Ahi, Coridone, Coridone qual mai follia ti ha preso?
Hai le viti potate a metà sull'olmo frondoso.
Perchè non cerchi piuttosto d'intrecciare qualcosa
di cui vi sia bisogno, coi vimini o coi pieghevoli giunchi?.
(Buc. 2, 69-72)


Così il Coridone virgiliano, al termine di un serrato soliloquio che coincide con gli ultimi versi della seconda ecloga, resosi conto che il suo cambiamento interiore, dovuto alla passione per Alessi, rasenta la follia poiché lo spinge a rinnegare la propria identità, finalmente riacquista la ragione e, tornato in sé, rivolge il pensiero alla propria realtà pastorale ed alla necessità di un ritorno alle occupazioni di una abituale vita campagnola. [...]

Questo brano è tratto dalla tesi:

Le Bucoliche di Virgilio: una risposta alla sfida del cambiamento

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Informazioni tesi

  Autore: Salvatore Di Bianca
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2012-13
  Università: Università degli Studi di Palermo
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: lettere classiche
  Relatore: Giusto Picone
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 117

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Parole chiave

cambiamento
virgilio
teocrito
orazio
bucoliche
ecloghe
poema pastorale
idilli
epodi
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