Le azioni senza l'indicazione del valore nominale
Le varie realtà delle azioni prive del valore nominale e la distinzione tra azioni senza valore nominale ''proprie'' ed ''improprie''
L'abbandono del valore nominale delle azioni non comporta necessariamente l'adozione di specifici contenuti normativi né implica di per sé la rinuncia alle regole che comunemente si correlano alle azioni senza indicazione del valore nominale. Come già anticipato nell'introduzione, non si tratta di un fenomeno univoco poiché le realtà giuridiche, accomunate dalla mancata enunciazione del valore nominale, sono profondamente disomogenee. Di conseguenza, vi sono casi in cui il superamento del valore nominale delle azioni è accompagnato dalla soppressione del capitale sociale; casi, invece, in cui, pur rimanendo "intatta" la disciplina del capitale sociale, non è indicato il valore nominale delle azioni perché la quota di partecipazione corrispondente all'azione è espressa con modalità diverse; altri, in cui l'assenza del valore nominale dipende dalla natura del conferimento prestato, corrispondendo le azioni senza valore nominale a conferimenti non imputabili a capitale (è il caso dell'esperienza delle azioni industriali dell'Italia anteriore al vigente Codice Civile e delle parts bénéficiares emesse in Belgio ed anche in Francia ma solo fino al 1966 v. infra); altri ancora, in cui l'assenza del valore nominale di alcune delle azioni emesse può indicare una diversa posizione del socio, come nel caso di azioni che abbiano beneficiato del "rimborso" del valore nominale (si tratta delle c.d. azioni di godimento v. infra). In questo contesto opera la distinzione tra azioni senza valore nominale "proprie" ed "improprie" di cui si discutono sia i caratteri che l'utilità. Secondo alcuni autori, infatti, questa classificazione si riferisce alla soppressione o meno del capitale sociale per cui si avrebbero "vere" azioni senza valore nominale (azioni "proprie") solo qualora l'eliminazione del valore nominale sia accompagnata dalla soppressione del capitale sociale; viceversa si parlerebbe di azioni "improprie" nel caso opposto in cui le azioni senza valore nominale non siano seguite dall'eliminazione del capitale sociale; altre opinioni ritengono che la distinzione si fondi sulla circostanza che l'azione rappresenti o meno una "parte" del capitale; altri ancora basano questa classificazione sul fatto che il capitale e il numero delle azioni possano essere modificati indipendentemente l'uno dall'altro; ulteriore opinione è quella che valorizza la disciplina del prezzo di emissione, secondo che sia o meno correlato alla quota di capitale nominale corrispondente all'azione. Tuttavia, poiché, come già accennato, il superamento del valore nominale non comporta l'adozione di specifici contenuti normativi, queste classificazioni possono anche risultare fuorvianti in quanto si fondano sul postulato di una disciplina specifica delle azioni senza valore nominale "proprie". La realtà delle azioni senza valore nominale, invece, è fortemente disomogenea e bisognerà andare ad analizzare i singoli contesti per capire quali regole del diritto societario siano condizionate dall'assenza del valore nominale delle azioni. Ecco perché tutte queste classificazioni sono di dubbia utilità.
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Le azioni senza l'indicazione del valore nominale
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Informazioni tesi
Autore: | Davide Longo |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2010-11 |
Università: | Università degli Studi di Firenze |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Lorenzo Stanghellini |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 199 |
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