Le PMI locali e il mercato della distribuzione. Il caso Effemarket
Le tre fasi evolutive dell’associazionismo commerciale
La prima fase dello sviluppo fu la costituzione dei Gruppi di Acquisto; l’obiettivo era quello di ottenere condizioni simili alle grandi imprese attraverso le economie di scala ottenute grazie alla concentrazione degli ordini dei soci.
Lo sviluppo della massa critica portò in breve tempo alla necessità di costruire strutture comuni per lo stoccaggio delle merci ,nacquero i Cedi (Centri di distribuzione).In tal modo i gruppi furono in grado di internalizzare la funzione di ingrosso.
In questa prima fase la collaborazione dei soci si mostrava leggera e limitata, garantendo autonomia e libertà ma rischiando di stimolare comportamenti opportunistici.
Nella seconda fase ci si rese conto che le economie di scala da sole non bastavano, i gruppi presentavano una serie di svantaggi rappresentati da processi decisionali lenti e scarse possibilità di controllo delle politiche commerciali.
Svilupparono quindi un processo di ristrutturazione organizzativa che prevedeva il passaggio a una collaborazione “qualitativa”, attraverso un maggior coinvolgimento degli aderenti.
Si verificò una verticalizzazione dell’imprenditorialità che si effettuava tramite la delega alla Centrale di funzioni di controllo e gestione.
Si provvedette quindi a una omogeneizzazione della base sociale a livello di servizi e si ampiezza assorti mentale, per limitare la conflittualità interna e dare un servizio completo ed efficiente.
Da qui lo sviluppo di un modello articolato su 3 livelli, così come identificato:
- LIVELLO CENTRALE (NAZIONALE): Presidiato da un organismo istituzionale(la centrale) che definiva le linee guida del Grupppo e svolgeva alcuni compiti specifici per conto di tutti i soci->acquisti,assistenza tecnica e finanziaria.
- LIVELLO INTERMEDIO (REGIONALE): Gestito dai Cedi,che svolgevano le funzioni di ingrosso per conto dei soci di una stessa area territoriale.
- LIVELLO PERIFERICO (LOCALE): Governato dai punti vendita al dettaglio dei singoli soci,in contatto diretto con il mercato finale.
La terza fase prevedeva infine la realizzazione di un sistema integrato composto da un lato dalle imprese associate e dall’altro da un organismo centrale che si occupava di definire e tracciare le linee guida del Gruppo.
Questa fase è stata condizionata da differenti visioni delle funzioni che avrebbe dovuto assumere la Centrale.
Da un lato vi era lo schieramento che ipotizzava centrali “leggere” incaricate solo di gestire le attività d’acquisto, ripristinando una maggiore autonomia imprenditoriale per i singoli soci.
Dall’altro vi erano i favorevoli a centrali “pesanti”, impegnate in numerose attività di marketing e con un forte controllo sull’omogeneizzazione del gruppo. Risultava quindi difficile conciliare interessi di imprese che si trovavano a collaborare per gli acquisti ma che, in molti casi, risultavano concorrenti diretti nelle vendite (Lugli,Pellegrini 2002). Nell’esperienza Italiana ha finito per prevalere la prima posizione, l’associazionismo commerciale si è sviluppato in maniera FEDERALISTA, caratterizzato da Centrali leggere e da realtà periferiche molto indipendenti.
IL MODELLO DEL GRUPPO SISA ne è la conferma.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Le PMI locali e il mercato della distribuzione. Il caso Effemarket
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Informazioni tesi
Autore: | Stefano Conti |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2011-12 |
Università: | Università degli Studi di Milano - Bicocca |
Facoltà: | Economia |
Corso: | Scienze dell'organizzazione e amministrazione aziendale |
Relatore: | Fabio Corno |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 76 |
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