Tutela e valorizzazione del Parco Metropolitano delle colline di Napoli
Le trasformazioni del territorio napoletano
Fino al 1500, Napoli, cinta dalle mura aragonesi, si è sviluppata in maniera armoniosa, lungo gli antichi assi viari, adagiandosi sui pianori costieri e destinando le aree al di fuori della cinta muraria alle attività agricole e alle ville della nobiltà. Con l'avvento della conquista spagnola e la trasformazione da Regno a Viceregno, la città cambia rapidamente. La politica di accentramento del potere attuata dai viceré, attira nella capitale la ricca e riottosa nobiltà di campagna che esprime immediatamente una incontrollabile fame abitativa; si costruisce ovunque, dentro e fuori le mura, non curandosi delle sanzioni immesse dai governanti per impedire o limitare questa frenetica attività edilizia. Tutti gli spazi urbani sono riempiti da palazzi, ville cittadine, fabbriche che al loro interno continuano a contenere spazi verdi destinati a giardino o a orto e tanti monasteri. Di conseguenza l'agricoltura venne espulsa dalla città e dai suoi immediati dintorni e prende a risalire le pendici delle colline, trasformandole in terrazzamenti produttivi, sulle quali sorgevano numerose ville extraurbane e casolari: il paesaggio di Napoli inizia a cambiare volto.
Anche il tessuto sociale cambia aspetto, la frenetica attività edilizia, la presenza di una nobiltà desiderosa solo di apparire e possedere, che spende largamente, attraggono nella città masse di diseredati provenienti dalle campagne ormai prive di veri centri di potere e di possibilità di lavoro. Il popolo si trasforma in plebe, la stessa che parteciperà con ferocia, nella rivolta di Masaniello, scoppiata, nel 1647, a causa delle condizione in cui versava dopo l'aumento delle tasse volute dal viceré spagnolo Rodrigo Ponce de Leòn .
La colonizzazione delle aree collinari continua, senza eccessivi scossoni, progressivamente, per un paio di secoli fino alla svolta ottocentesca della trasformazione neoindustriale e dell'incremento demografico che riguarderà le maggiori città europee. Questo momento di urbanizzazione e sviluppo, la città di Napoli, lo vivrà molto in ritardo, cominciando solo nel Novecento.
La Napoli dell'Ottocento, cinta dal suo sistema di colline, in gran parte non urbanizzate, viveva ancora un rapporto di equilibrio con la ricchezza della sua natura. La fortuna internazionale del territorio napoletano era, in quel periodo, al suo apice. La forma del territorio è in stretto rapporto con la forma della città: le colline di Posillipo, del Vomero e dei Camaldoli, fino a Chiaiano e ai Campi Flegrei, con il pianoro di Capodimonte.
È nell'Ottocento che le colline di Napoli entrano a far parte di un sistema produttivo e di approvvigionamenti per i bisogni della città; le colture agricole sono destinate all'area orientale, mentre sulle pendici delle colline, fino ad ora quasi incolte, si sviluppano le colture arboree. Questo momento coincide con la realizzazione, sulle colline di Posillipo, del Vomero e di Capodimonte di numerose ville che univano al godimento di giardini e splendidi panorami una produzione agricola a fini di reddito. Il paesaggio collinare cambia aspetto: si sviluppano in modo particolare gli agrumeti, disboscando e mettendo a coltura le aree occupate dalla macchia mediterranea e innestandosi nelle zone prima destinate alla coltura dell'ulivo. I terreni delle pendici delle colline, modellati dai terrazzamenti e coltivati a frutteto, diventano una caratteristica fondamentale del paesaggio napoletano. Un ulteriore impulso allo sviluppo delle attività agricole viene dalla realizzazione del Real Orto Botanico, inaugurato nel 1807 da Giuseppe Bonaparte, che doveva servire alla produzione delle spezie utili alla salute, all'agricoltura e all'industria.
Oggi questo paesaggio è certamente molto cambiato, le trasformazioni dell'ultimo secolo hanno sfruttato il verde urbano soprattutto come area edificabile in un connubio non sempre armonico con l'ambiente naturale circostante, ma Napoli conserva ancora, in quel che è rimasto della sua foresta urbana, delle caratteristiche preziose se osservate da un punto di vista diverso. La città deve ripensare al suo sviluppo in termini di sostenibilità ambientale e non più come centro di consumo: la salvaguardia e l'uso adeguato del patrimonio naturale, devono servire per migliorare la qualità della vita. Allo scopo di tutelare le aree rurali della città, la Regione Campania ha istituito, nel 2004, il Parco Metropolitano delle Colline di Napoli, con l'intento di salvaguardare l'integrità fisica e l'identità culturale di quella parte del territorio napoletano in cui ancora resistono vaste zone boschive e/o rurali. L'obiettivo è quello di compensare le contraddizioni esistenti tra le aree densamente edificate e le aree rurali, con lo scopo di ripristinare un rapporto intenso e continuativo tra le zone di margine e il centro della città.
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Tutela e valorizzazione del Parco Metropolitano delle colline di Napoli
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Informazioni tesi
Autore: | Luisa Notaro |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2010-11 |
Università: | Università degli Studi di Napoli - Federico II |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Cultura e amministrazione dei beni culturali |
Relatore: | Flavia Luise |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 77 |
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