Lo statuto dell'opposizione nelle proposte di riforma del Regolamento della Camera
Le trasformazioni dei sistemi politici ed elettorali e il loro impatto sul ruolo dell'opposizione
L'esperienza dell'ultimo ventennio di storia costituzionale italiana è stata fortemente condizionata dall'adozione di leggi elettorali, la prima mista ma a prevalenza maggioritaria, la seconda a base proporzionalistica ma produttiva di effetti maggioritari, in grado di investire il rapporto tra momento della scelta dei parlamentari e successive fasi della formazione del Governo e della sua sussistenza in carica dopo l'instaurarsi del rapporto fiduciario col Parlamento.
Le introduzioni di tali leggi, (la prima approvata nel 1993, la seconda nel 2005) seppur in forma differente, hanno influito incisivamente sul funzionamento stesso della forma di governo, nell'invarianza della sua disciplina costituzionale.
Un primo elemento rinvenibile in tal senso è senza dubbio la designazione da parte di coalizioni o singoli partiti di un leader, indicato agli elettori, candidato alla Presidenza del Consiglio, con la conseguente personalizzazione della competizione e la concentrazione della responsabilità politica di fronte agli elettori in capo al candidato premier.
Il secondo elemento, non meno trascurabile, è la tendenza a presentare agli elettori un programma politico di coalizione o partito collegato alla candidatura del potenziale premier, che introduce una sorta di vincolo pre-istituzionale nei confronti dell'indirizzo politico che troverà poi le sue basi nella relazione fiduciaria tra Parlamento e Governo, rimuovendo la fase degli accordi post-elettorali dei partiti potenzialmente partner di una coalizione di governo.
Al centro del dibattito politico è quindi finito più volte il potere di discrezionalità del Presidente della Repubblica, sia in relazione all'esercizio di potere di nomina del Presidente del Consiglio (art.92, comma 2, Cost.), sia in relazione a quello del potere di scioglimento delle Camere (art. 88, comma 1, Cost.).
L'accresciuto livello di legittimazione politica della figura del Presidente del Consiglio, ha portato ad un tentativo di rilettura in chiave maggioritaria dell'art.88 Cost., che voleva attribuire allo stesso Presidente del Consiglio il potere "sostanziale" di scioglimento delle Camere, così come si è voluto riconnettere un vincolo in capo al Capo dello Stato nella scelta, come Presidente del Consiglio, del leader della coalizione vincente.
Il superamento del sistema proporzionale in senso maggioritario e la sostanziale bipolarizzazione della dialettica politica, hanno posto la questione di una riconfigurazione del ruolo dell'opposizione, ponendo di fatto in una posizione peculiare, all'interno della minoranza, la proiezione parlamentare della coalizione elettorale che ha ottenuto un numero di seggi immediatamente inferiore a quello conseguito dall'alleanza vincente.
Alla luce infatti del totale cedimento degli elementi di «bilanciamento strutturale proprio dei sistemi proporzionali», e fallito il tentativo di una riforma che rendesse coerente l'impianto costituzionale con la svolta maggioritaria nel 1997 attraverso l'insediamento della Commissione bicamerale D'Alema (2 febbraio 1997), la riforma dei regolamenti parlamentari assumeva una funzione primaria nell'opera di razionalizzazione del funzionamento della Camera.
Come ha scritto Luciano Violante, il Presidente della Camera che diede un decisivo impulso alla riforma, questa era ispirata al principio della "democrazia decidente", mirando alla ricerca di un soddisfacente equilibrio tra decisione e confronto, consentendo alla maggioranza di veder esaminati e votati i disegni di legge attuativi del proprio programma e all'opposizione di avere adeguati spazi per iniziative atte a manifestare un indirizzo politico alternativo.
Le riforme, che furono il risultato dell'approvazione di cinque distinte proposte della Giunta per il regolamento rivolte ad innovare distinte aree della disciplina regolamentare, mettevano mano in primo luogo al sistema della programmazione dei lavori, non tanto mirando al superamento del principio dell'unanimità per l'approvazione di programma e calendario, ma introducendo la generalizzata e immediata applicazione del contingentamento dei tempi d'intervento.
Particolare rilievo assumeva il superamento definitivo della necessaria votazione di tutti gli emendamenti presentati, prevedendo un contingentamento degli emendamenti da sottoporre al voto in relazione alla consistenza numerica dei gruppi nel caso in cui il Presidente decidesse di procedere a votazioni riassuntive o per principi al fine di rispettare il calendario dei lavori.
Per bilanciare queste regole volte a favorire la tempestività delle decisioni di maggioranza, venivano attribuite alle opposizioni una serie di poteri e garanzie sia nella procedura legislativa, sia in quella ispettiva. [...]
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Lo statuto dell'opposizione nelle proposte di riforma del Regolamento della Camera
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Informazioni tesi
Autore: | Adriano Manna |
Tipo: | Tesi di Master |
Master in | Master in Relazioni istituzionali, Lobby e comunicazione di impresa |
Anno: | 2015 |
Docente/Relatore: | Guido Rivosecchi |
Istituito da: | Libera Univ. Internaz. di Studi Soc. G.Carli-(LUISS) di Roma |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 47 |
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