Nuovi paradigmi per la sostenibilità: New Plastic Economy
Le tipologie di plastica e le forme di inquinamento
Le forme di inquinamento da plastica sono numerose e ormai risulta fondamentale usare una lente di ingrandimento per analizzare più nel dettaglio i tipi di plastica che inquinano l’ambiente, osservando come sono fatti e quali conseguenze riportano a livello ambientale, oltre che le azioni di contenimento messe in atto finora dai governi europei e mondiali.
L’abolizione di imballaggi e prodotti usa e getta è già in atto in alcuni Paesi. Tra questi c’è l’Italia che, dopo aver bandito nel 2011 le buste per la spesa, si appresta ad attivarsi anche con i sacchetti utilizzati nella vendita al dettaglio di frutta e verdura, sostituiti da omologhi biodegradabili a partire da gennaio di quest’anno. Tuttavia, come il mare non conosce confini, così la sostituzione della plastica non dovrebbe averne.
Fatta questa premessa, prima di addentrarci nel vivo dell’argomento è importante primariamente spiegare ed elencare i diversi tipi di plastica e come sono composti. Questo punto è fondamentale poiché ci aiuta a conoscere questo elemento più nel dettaglio, facendoci capire quali sono le caratteristiche che lo rendono ciò che è.
Prima di tutto esistono molti tipi di plastiche, utilizzate nei più disparati settori di commercio e utilizzo quotidiano. tra le principali abbiamo: il polietilene, il polipropilene, il polivinilcloruro, il polistirene, le poliammidi e il polietilenetereftalato.
Il PVC (polivinilcloruro) è stata la prima plastica ad essere impiegata per il confezionamento delle acque minerali; questo materiale però ha presentato sin da subito dei limiti importanti in quanto, non essendo sufficientemente impermeabile ai gas, non risulta idoneo per le acque gassate.
Il PET (polietilenetereftalato) ha successivamente trovato forte applicazione nella produzione delle bottiglie, sostituendo drasticamente il PVC, non solo per l’acqua minerale ma anche per le bibite, i succhi di frutta, il latte, ecc. Questo cambiamento è dovuto soprattutto alle caratteristiche del PET, che presentano numerosi vantaggi rispetto al PVC: è leggero, economico, discretamente inerte e impermeabile ai gas.
Questi sono i motivi che hanno reso il PET la plastica maggiormente utilizzata nel confezionamento dell’acqua minerale e delle bibite in genere.
Il ciclo produttivo delle materie plastiche parte dal petrolio e arriva alla realizzazione del manufatto attraverso una serie di passaggi che possono essere così schematizzati:
petrolio → monomeri → polimeri → materie plastiche → prodotto finito
Gli oggetti in plastica fanno parte della nostra quotidianità, hanno portato innegabili vantaggi sul piano pratico legati all’economicità, la praticità e la resistenza, benefici che sono andati però a carico dell’ambiente.
Anche il PET però non è ovviamente esente da controindicazioni ambientali, la sua produzione richiede infatti utilizzo di molta acqua e petrolio, inoltre gli oggetti a fine vita andrebbero correttamente smaltiti in quanto non biodegradabili. Ogni anno l’imbottigliamento delle acque minerali richiede la produzione di un quantitativo enorme di nuova plastica, che viene immessa nell’ambiente. Per produrre 1kg di PET (con cui possono essere prodotte circa 25 bottiglie da 1,5 litri) sono richiesti oltre 17 litri di acqua + 2 kg petrolio.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Nuovi paradigmi per la sostenibilità: New Plastic Economy
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Informazioni tesi
Autore: | Stefano Giacchetto |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2017-18 |
Università: | Università degli Studi di Torino |
Facoltà: | Economia |
Corso: | Scienze Economiche, Statistiche e Sociali |
Relatore: | Luigi Bollani |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 151 |
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