Guardini. Uno sguardo nell'era della tecnica e della post-modernità
Le speranze di Guardini per il futuro
Guardini fornisce una sintesi dell'analisi che ha sviluppato in La fine dell'epoca moderna: «L'antica immagine del mondo […] cercava di esprimere l'armonia immanente di un universo sentito come divino, di cui si faceva garante la nobiltà dell'uomo. Il Medioevo volle ordinare l'Esistenza partendo da un punto trascendente di autorità e di sacro potere. L'epoca moderna cercò di conquistare il dominio della natura per mezzo della conoscenza razionale, della precisione tecnica. Che avverrà nella futura immagine del mondo? Mentre il potere aumenta ulteriormente […], il suo carattere si rivela alla coscienza come carattere di pericolo ed il senso essenziale del mondo futuro sarà il domare lo stesso potere».
In Guardini è senza dubbio presente «un angosciato grido di dolore sul destino della civiltà e della patria tedesca», dato che scrisse quell'opera a pochi anni di distanza dalla tragedia della seconda guerra mondiale. Ma, come riporta Safranski, «Romano Guardini voleva scorgere la luce nel tramonto». Infatti, l'autore italo-tedesco, non si riduce solamente a criticare il mondo moderno e l'età contemporanea a seguito di un'attenta analisi, ma esprime speranze su un nuovo cammino che l'umanità può intraprendere per risollevarsi: «quella speranza si orienta ad attendere il sorgere di una nuova realtà umana, che sia al livello dell'immensità del potere che l'uomo ha sino ad oggi esercitato e che non sa più dominare».
Queste speranze vengono espresse nel saggio Il potere. Tentativo di un orientamento, datato 1954. In quest'opera Guardini delinea la necessità di riacquistare una dimensione ascetica da parte dell'uomo: «Ascesi significa che l'uomo tiene se stesso nelle proprie mani. Perciò deve riconoscere nel suo intimo il male ed affrontarlo in modo efficace. Deve ordinare i suoi impulsi fisici e spirituali, ciò che non è possibile senza il superamento di sé; deve educarsi a possedere in libertà i suoi beni e a sacrificare le cose inferiori a quelle più alte». Recuperare la dimensione ascetica - messa in disparte nell'epoca della modernità – significa, in primis, far elevare l'uomo rispetto alla dimensione terrestre, a cui il moderno si era legato in maniera totale. Ma significa, conseguentemente, anche riconoscere Dio «come norma vivente e punto di riferimento dell'esistenza», perché «Dio è la realtà che fonda ogni altra realtà, anche quella umana». L'ascesi appare l'unica arma a disposizione dell'uomo nella battaglia contro la pervasività della tecnica. Per non soccombere contro quest'ultima è necessario «riconquistare il giusto rapporto con la verità delle cose, con le esigenze del suo io più profondo, infine con Dio. Altrimenti soccomberà al suo proprio potere e la “catastrofe globale” […] diverrà inevitabile».
L'uomo di oggi, riconosce Guardini, nelle sue azioni è guidato «Da un di dentro che non sa più riconoscersi nel proprio intimo, ma pensa, giudica, agisce, partendo dalle zone periferiche della pura ragione, dalla volontà di raggiungere la meta, dagli impulsi del potere, del possesso, del piacere. Che non ha più alcun contatto con la verità, col centro della vita, con ciò che è l'essenziale e il permanente, ma si aggira fra le cose transeunti e casuali». Ritrovare il contatto col centro della vita diventa il vero scopo della nuova epoca e ciò significa che «Dobbiamo […] avvicinarci ancora una volta alla natura dell'essere», cioè al piano ontologico di tutta l'esistenza. Solo così l'uomo riscoprirà se stesso e saprà dominarsi, perché, scrive Guardini: «dobbiamo nuovamente imparare che il dominio del mondo presuppone il dominio di noi su noi stessi; come potranno gli uomini controllare l'immenso potere che cresce ininterrottamente fra le loro mani se non sanno formare loro se stessi?».
In conclusione, la speranza di Guardini è mossa dalla convinzione «che sia in divenire un uomo che non soggiaccia alle forze scatenate, ma sia capace di ricondurle nell'ordine. Che sia capace non soltanto di esercitare un potere sulla natura, ma anche un potere sul proprio potere, ordinandolo al senso della vita e dell'opera dell'uomo; che apprenda ad essere reggitore, impedendo che ogni cosa crolli nella violenza e nel caos».
Questo brano è tratto dalla tesi:
Guardini. Uno sguardo nell'era della tecnica e della post-modernità
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Informazioni tesi
Autore: | Simone Grella |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2016-17 |
Università: | Università degli Studi di Roma La Sapienza |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Scienze politiche e delle relazioni internazionali |
Relatore: | Gabriella Cotta |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 40 |
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